lunedì 1 giugno 2020

o(+>, 'the ultimate rave'


-‘rave un2 the joy fantastic’ è un disco di prince del 1999 uscito per la legacy records. 
-no, non è di prince, è di o(+>. 
-ma no scusa, sei mesi prima è uscito ‘the vault’ a nome prince per la warner. 
-sì, no, quello era un disco di materiale vecchio, composto ancora come “prince”, questo è il vero disco nuovo. 
-ma la canzone ‘rave’ è dell’88. e il disco nei credits è prodotto da “prince”.
-yup. ti dirò di più, ‘rave un2 the joy fantastic’ è anche il titolo di un disco mai pubblicato di prince.
-con le stesse canzoni?
-ma va, ti pare, troppo semplice. tutt’altra cosa, c’era solo la title-track, il resto era roba che sarebbe finita soprattutto su ‘graffiti bridge’ o su ‘batman’ o nel greatest hits del ’93.

poi, nel 2019, esce un cofanetto chiamato ‘ultimate rave’, che raccoglie il disco insieme al suo “gemello” di remix ‘rave in2 the joy fantastic’ e al dvd del live ‘rave un2 the year 2000’, registrato a paisley park con una sfliza di ospiti e trasmesso in tv il 31 dicembre 1999. provate a indovinare con che canzone si chiude.

‘rave un2 the joy fantastic’ è un disco che è uscito nel periodo più oscuro della carriera di prince, quegli anni tra il ’96 e il 2001 durante i quali il nostro sembrava aver perso del tutto ogni senso della realtà, tra stronzate da testimoni di genova, dischi alquanto discutibili e una formazione live altamente instabile e poco ficcante.
la scelta di promuovere kirk johnson da mediocre rapper a batterista ufficiale sostituto di un mostro come michael bland (presente su ‘baby knows’ e si sente cazzo, anche se il pezzo è un mediocre rocchettino) lascia tutte le perplessità del caso, il fatto di portarselo in regia come quasi-semi-co-produttore secondario fa un po’ cadere le palle, come dimostrato dai mediocri risultati (sì, eufemismo) del triplo ‘emancipation’. il programming di johnson puzza di vecchio e la sua unica prestazione allo strumento su ‘so far, so pleased’ (cover di sheryl crow) è quantomeno trascurabile, lo stesso prince avrebbe saputo fare di meglio.
piuttosto è interessante notare come il disco sia caratterizzato da una inusuale abbondanza di ospiti (idea di clive davis dell’arista che aveva appena funzionato alla perfezione con ’supernatural’ di santana), quasi a volersi allineare con tutte le produzioni “feat” di quel periodo: chuck d, eve, gwen stefani, sheryl crow, ani di franco, maceo parker, larry graham, c’è pure un misterioso credit a miles davis per un ‘segue’ fantasma.
alla fine però, quello che lo rende un po’ meglio degli atroci ‘chaos and disorder’, ‘emancipation’ o ‘new power soul’ è la qualità media dei pezzi che non scende (quasi) mai sotto alla soglia della decenza, anzi, si innalza con qualche picco bello deciso e in vari momenti sembra voler fare pace col passato o quantomeno riconnettersi. in pratica quando il disco vuole fare il moderno suona vecchio, quando guarda al passato ne esce fresco e vitale.

se ‘rave’ è una canzone dell’88 allora sarà una figata, no? yup. assolutamente. è uno dei migliori pezzi pubblicati da prince in questo periodo molto altalenante, infatti risale a 10 anni prima. è un pezzo secco e scheletrico come ai bei vecchi tempi, basato su una ritmica di linn drum (un grande ritorno dopo 10 anni) inarrestabile e con un prince straripante a cavalcarla, praticamente un instant classic.
‘the greatest romance ever sold’ si basa su un ritornello zuccheroso alla ‘the most beautiful girl in the world’ ma riesce a rimanere in equilibrio soprattutto grazie alla meravigliosa interpretazione del nostro nano preferito; quasi la stessa cosa si può dire di ‘the sun, the moon and stars’, un pezzo decisamente kitsch (tremendo il break rappato centrale) in cui il falsetto svolazza libero e felice e risaltano le inconfondibili orchestrazioni di clare fischer. ‘everyday is a winding road’ è una party song che sembra la versione riuscita di certe caciottate del terzo cd di ‘emancipation’, ha un bel tiro, un arrangiamento ricco e una vena gospel che la attraversa; va peggio fin dal titolo con ‘man ‘o’ war’, una mediocre ballata che vorrebbe aggiornare pezzi come ‘slow love’ o ‘adore’ ma si regge unicamente sulla performance di prince che però purtroppo in questo caso non basta.
invece ‘i love u, but eye don’t trust u anymore’ si rituffa in un passato che non può non ricordare ‘sometimes it snows in april’ con il suo arrangiamento per piano e chitarra sotto alla solitaria voce di prince, persa in un’interpretazione dal profondo, stupenda. il finale non fa molto per farsi ricordare con una ‘strange but true’ carina solo per i synth vintage e ‘wherever u go, whatever u do’, un occhiolino a certi pezzi di ‘sign ‘o’ the times’ che lascia il tempo che trova. molto meglio la traccia fantasma ‘prettyman’, una one man song con maceo parker ospite indiavolato al sax e prince che esplode di groove e funk zozzo da james brown.

poi c’è ‘rave in2 the joy fantastic’. cos’è di preciso? dura rispondere. è utile capirlo? non particolarmente. in pratica è una versione alternativa del disco originale e ricostruisce quasi completamente la tracklist con i brani in versione remix, estesa o identica all’originale. di dubbia utilità? no no, di nessuna utilità. i remix nulla aggiungono ai pezzi, il resto cambia poco dall’originale, l’unico motivo di interesse è l’inedito ‘beautiful strange’ che sostituisce ‘strange but true’, un bel lentone groovy con delle bellissime pornochitarre effettate e/o distortissime e dei fantastici commenti solisti di prince alla sei corde, un peccato che non sia sul disco vero.

completa il cofanetto il dvd di ‘rave un2 the year 2000’, due ore di live a paisley park con una formazione in cui brillano larry graham al basso e kip blackshire alle tastiere, assieme a kirk johnson, mike scott e altri musicisti del giro di prince. è un concerto molto divertente dalla scaletta dinamica arricchita da varie cover, anche se purtroppo non è il concerto intero (trasmesso il 31 dicembre ’99 ma registrato il 18 a paisley park, tranne i pezzi coi time che sono della sera prima).
scaletta interessante che salta un po’ di classiconi per dare spazio e cover e ospiti: ‘jungle love’ e ‘the bird’ coi the time sono spassosissime come sempre, lenny kravitz sale per la sua ‘fly away’ e la cover di ‘american woman’, maceo parker sale più volte sul palco col suo sax, in più ci sono un paio di medley (uno con rosei gaines) e un paio di pezzi di sly (‘everyday people’ e ‘higher’).
la prestazione generale è ottima e prince è in gran forma, sebbene non abbia ancora completamente centrato il suo nuovo personaggio (succederà con ‘rainbow children’). kirk johnson resta il suo peggior batterista ma non fa particolare danno, tanto c’è il basso di graham che pompa per tutto il tempo; i hornheadz sono in trio e sono compattissimi come sempre. insomma, un gran concerto che si conclude nel pandemonio di ‘1999’ per salutare il millennio che si stava chiudendo.

quindi alla fine, questo cofanetto merita? 
considerando che lo potete trovare a meno di trenta euri, che il packaging è molto curato e che almeno il dvd è da avere, direi proprio di sì. potreste anche riscoprire un disco ingiustamente massacrato all’epoca che invece riserva qualche gran bella sorpresa.