mercoledì 10 giugno 2020

death, 'scream bloody gore'


come sempre succede, è difficile dire di qualsiasi disco che sia stato “il primo del genere”. nel caso del death metal c’è una mezza diatriba che vede da una parte i sostenitori di ‘seven churches’ e dall’altra quelli di ‘scream bloody gore’; personalmente mi trovo sicuramente più d’accordo coi secondi: ‘seven churches’ è un disco fondamentale che ha influenzato miriadi di band ma è anche un punto di passaggio, un ponte dal thrash al death che esagera alcuni tratti del primo ma non arriva a definire un canone per il secondo.
‘scream bloody gore’ invece sì. il primo disco dei death è una ventata di aria marcia e putrida nel panorama metal in pieno fermento anni 80. quello che chuck schuldiner pubblica con la sua band è un nuovo dizionario, una musica ancora più estrema del thrash, più veloce, più violenta, con i classici riff tremolo e la voce di schuldiner lercia e malata, un latrato animale pareggiato solo da john tardy degli obituary. i testi si rifanno a film horror di serie b, dando il via al filone gore con sangue ovunque, teste mozzate che praticano sesso orale, zombie, satana e tutte le cose belle della vita. titoli come ‘mutilation’, ‘regurgitated guts’ o ‘torn to pieces’ sono abbastanza esplicativi.
la curiosa formazione a duo è durata un attimo e vede schuldiner alle chitarre, basso e voce e chris reifert alla batteria. reifert lascerà dopo poco: quando schuldiner si trasferisce in florida, lui rimane in california e fonda gli autopsy.

è incredibile come nel 1986 (anno di composizione e registrazione del disco, pubblicato poi nell’87) schuldiner diciannovenne già avesse una visione chiara di quello che voleva dalla sua musica: ci sono già break rallentati, cambi di tempo, assoli fulminanti, tutte cose che in futuro verranno esasperate dalla band, arrivando a un vero e proprio progressive death da ‘human’ (1991) in poi. ‘sacrificial’ è un buon esempio di questa dinamicità, così come la bella intro melodica di ‘zombie ritual’ che anticipa le suggestioni merdiorientali dei nile prima di gettarsi in una serie di riff chuggachugga epocali.
nei primi anni i death venivano “accusati” di essere una copia dei possessed; al tempo dei primi demo questo era vero ma parliamo di 3-4 anni prima che questo disco venisse pubblicato, qui l’influenza è ancora presente, senza dubbio, ma è utilizzata per codificare un nuovo modo di esprimersi nell’heavy metal, non è ancora del tutto metabolizzata ma di certo non si può dire che il gruppo sia una copia di mike torrao e soci.
il suono del disco è perfetto, melmoso, ribassato, pesantissimo; nonostante sia l’unico della discografia del gruppo a non essere registrato agli storici morrisound studios di tampa, ‘scream bloody gore’ ha esattamente il suono del death metal. e pensare che da qui si migliorerà soltanto.

il primo parto dei death è già epocale, ‘leprosy’ metterà ancora più a fuoco la proposta mentre il terzo ‘spiritual healing’ porterà già la band verso territori più intricati, un ponte verso il secondo capolavoro ‘human’, primo di una triade di dischi inattaccabili.
qui non ci sono grandi labirinti sonori né arrangiamenti fini e di classe, qui c’è il brodo primordiale del death metal, arti che volano, sangue e pus che schizzano, zombi ovunque e 38 minuti di musica che presentano al mondo una nuova sfumatura di estremo.