martedì 9 giugno 2020

morbid angel, 'blessed are the sick'


passano due anni tra ‘altars of madness’ e ‘blessed are the sick’, sono anni in cui il metal deve iniziare a confrontarsi col successo ma anche con la rivalità con i nuovi generi che stanno contagiando le masse.

beh, i morbid angel se ne battono il cazzo.
‘blessed are the sick’ è probabilmente il miglior disco death metal mai pubblicato. punto. qualcuno per suo gusto personale può rispondere che preferisce questo o quello ma di fatto questo disco è la bibbia del brutal death metal, musicalmente, liricamente ed esteticamente. non è che ci voglia una grande analisi per rendersene conto, bastano i primi tre minuti di ‘fall from grace’: zolfo ovunque, riff ora maligni e rallentati, ora lanciati a velocità folli, batteria indomabile, voce schizoide, testo che tratta di antichi, satana, morti scannati, una meraviglia. ma se vi fermate a tre minuti vi perdete l’allucinato solo di chitarra su struttura schizofrenica e pure il rallentamento quasi funeral che segue. pochi altri hanno saputo dipingere l’inferno in maniera così accurata, particolareggiata e coinvolgente, pare di vedere il fumo uscire dalle casse.

la produzione è nettamente migliorata, le chitarre in particolare marchiano a fuoco il suono dei morbid angel ma anche la voce di vincent si fa più dinamica, passando dallo scream al growl a parti recitate in un inquietante tono da basso, per non parlare delle contorsioni ritmiche di sandoval, sempre più veloci e violente (qui inizia a sfruttare davvero i tappeti di doppia sui tempi lenti con effetto devastante). ‘brainstorm’ pesta durissimo ma è con ‘day of suffering’ che si compie un altro miracolo inarrivabile, due minuti scarsi di riff da scolpire nella pietra, un trionfo.
‘blessed’ è anche il primo disco in cui compaiono i brevi intermezzi strumentali che diventeranno parte integrante dell’estetica del gruppo; ‘doomsday celebration’ o ‘desolate ways’ (con protagonista brunelle all’acustica) sono esempi perfetti, oasi in mezzo alla violenza che non fanno però calare la tensione grazie a un’atmosfera malsana e soffocante.
‘blessed are the sick/leading the rats’ approfondisce i tempi lenti, anticipando pezzi come ‘god of emptiness’ o le trovate di ‘gateways to annihilation’ di dieci anni dopo ma finisce con un’inquietante quanto inaspettata melodia di flauto.
da qui alla fine non ci sono grossi scossoni ma i riff continuano a inseguirsi, ognuno più bello e satanoso (satanacchio?) di quello prima con gli assoli di azagthoth a squarciare le trame con la sua follia controllata (pare che non fossero realmente scritti, sceglieva una zona del manico e un’intenzione timbrica per poi quasi improvvisarci).

se ‘altars’ è stato un fulmine sulla scena ed ha presentato una formula che moltissimi hanno copiato, ‘blessed’ è svariati passi più avanti e presenta un’interpretazione del death metal finalmente libera dalle influenze, unica ed originale, un impasto sonoro non replicabile se non dai fautori stessi, grazie anche a una dinamicità ed ecletticità non scontate nel genere. sì, è il miglior disco death metal di sempre ma se ne vedranno ancora delle belle.