domenica 9 dicembre 2012

nanodischi #1: 2012


seguendo l'esempio del magnifico cash, vi riverso addosso una palata di roba di quest'anno che ho ascoltato ma non ho mai avuto voglia di recensire per intero. la rubrica si chiamerà nanodischi. dall'anno prossimo se avrò voglia potrei farlo ogni mese. chissà.
vado.



1. aerosmith, music from another dimension

divertente, molto meglio di quanto mi aspettassi, troppo lungo. la voce di tyler risente un po' degli anni ma ne ha anche 179mila per cui ci sta.


2. anathema, weather systems

prima metà grandiosa, nella seconda si perde un po', comunque molto bello. sta sui binari del rock malinconico sovrarrangiato del disco prima. qualche simpatico fantasmino di "judgement".


3. anglagard, viljans öga

quello che ci si poteva aspettare, ovvero un disco della madonna. progressive strumentale composto e suonato in maniera eccelsa, con una vaga reminiscenza di prog italiano.


4. arjen lucassen, lost in the new real

delusione orribile. noioso progghino scontato, produzione bombastica che appiattisce tutto, la sua voce da sola annoia presto. cover brutte. ben poco da salvare.


5. beach boys, that's why god made the radio

gnè. qualche bel pezzo ma troppi bruttini. suoni molto belli, ovviamente armonie vocali stupende ma le canzoni non reggono e ogni tanto puzzano di beach boys anni 80.


6. brasstronaut, mean sun

fantastico, ancora meglio del primo, gran disco di rock atmosferico di classe. gli inserti dei fiati, insieme a un mix morbido e caldo, danno quel profumo jazz che rende il tutto molto leggero all'ascolto.


7. captain beefheart, bat chain puller

se "trout mask replica" vi ha cambiato la vita anche questo vi farà divertire. seconda collaborazione del capitano con frank zappa, registrazione inedita (ufficialmente) del '76. è il blues frantumato di replica ma con una sensibilità lievemente più "approcciabile". assolutamente da sentire.


8. chris robinson brotherhood, big moon ritual/the magic door

coppia di dischi di strepitoso rock/blues tinteggiato di psichedelia californiana, una goduria dall'inizio alla fine con la bellissima voce di robinson a fare da guida. personalmente nell'insieme preferisco the magic door per il suo feeling più blues e coinvolgente ma in ritual si sentono di più i grateful dead e le derive strumentali quasi quicksilver, è una dura lotta. ascoltateli tutti e due.


9. comus, out of the coma

uno dei ritorni che attendevo di più, tre brani inediti uno più bello dell'altro sulla scia del folk psichedelico maligno di "first utterance". in generale c'è più coscienza e padronanza della composizione ma ciò non toglie godibilità a un ep stupendo, completato da una registrazione live del 73 di una suite inedita.


10. converge, all we love we leave behind

quanti schiaffi. vengono, ti spaccano tutte le ossa e se ne vanno. solo che lo fanno meglio di come gli sia venuto negli ultimi anni. sarà che hanno tagliato tutte le mediazioni tra loro e i fan ma qui si sente una foga hardcore (artistica e fisica) che a mio parere mancava da un po' di tempo. il suono delle chitarre potrebbe rompervi tutti i denti.


11. david byrne & st. vincent, love this giant

funk pop storto e ubriaco, all'inizio suonerà stranissimo, poi lo metterete in macchina a volumi osceni e vi divertirete un sacco. la base dei pezzi è decisamente più opera di byrne ma gli interventi della ragazzina si fanno sentire dando un colore più moderno e un tocco femminile che funziona da controparte per la voce aliena di byrne.


12. earth, angels of darkness demons of light II

bello ma non mi ha preso come la prima parte. comunque è un disco degli earth, se volete degli enormi spazi aperti per cullarvi la notte, loro sono qui. o anche se volete rollare qualcosa e passare un'ora a guardare il fieno che cresce.


13. geoff tate, kings and thieves

ora mi ritengo personalmente offeso.


14. godspeed you! black emperor, 'allelujah! don't bend! ascend!

gnè. molto bella la prima suite, troppo riciclata la seconda, inutili i due intermezzi. riascolto "antennas" e son più felice.


15. meshuggah, koloss

molto meglio di "obzen", la formula è sempre la stessa ma quando i meshuggah pestano nessuno gli sta dietro. questa volta giocano più del solito con le terzine ma il risultato è sempre lo stesso: alla fine avrete tutte le ossa rotte.


16. nile, at the gate of sethu

poche volte ho sentito un disco con dei suoni così di merda. mi sono scaduti come pochi.


17. poor moon

simpatico spin off di un paio di membri dei fleet foxes, indie-folk ogni tanto saltelloso, ogni tanto un po' troppo melenso, sticazzi, dura 35 minuti scarsi.


18. sam lee, ground of its own

un'opera d'arte, il recupero di sam lee della tradizione folk britannica è un disco che lascia senza fiato per la bellezza delle canzoni, degli arrangiamenti e della sua atmosfera pastorale. la delicata ma decisa voce di lee conduce attraverso brani che vedono un continuo mutare di suoni e strumenti tradizionali (un disco folk senza chitarra, grazie!) tutti focalizzati sul riprodurre una fotografia di praterie perlate di rugiada in un tempo lontano fuori dal tempo. senza dubbio uno dei dischi dell'anno.


19. soulsavers & dave gahan, the light the dead see

l'incontro con dave gahan in parte delude, quando l'alchimia funziona ne esce un soul profondo e cupo (oggi privato quasi completamente dell'elettronica), in troppi momenti invece la monotonia affossa l'ascolto.


20. van halen, a different kind of truth

è vero, se ho voglia di van halen metto su il primo o "f.u.c.k.", è vero che metà dei pezzi sono vecchie outtakes... ma io mi son divertito. non è certo un capolavoro ma si fa ascoltare.


21. vcmg, ssss

la ritrovata collaborazione tra vince clark e martin gore ci regala una perla di techno durissima direttamente dall'inizio degli anni '90, martellamento duro e quasi nessuna concessione all'easy listening. e suonini, suonini, suonini.


22. zz top, la futura

non me l'aspettavo proprio, tornano con un gran bel disco di southern rock bluesaccio zozzo e lercio cantato con la voce più zozza e lercia della storia. all hail the beard.