lunedì 29 luglio 2013

roger waters, "the wall live", padova, 26.07.2013



mi ci è voluto qualche giorno prima di poter scrivere di questo concerto. il primo impatto è stato troppo travolgente per poter essere in qualche modo obiettivo, l'unica frase che avevo in mente era "io non ho mai visto una cosa del genere". così ho lasciato passare qualche giorno per poterlo raccontare meglio, il problema è che di base l'opinione non è cambiata in alcun modo.
io una cosa del genere non l'ho mai vista.

solo l'ingresso nello stadio per trovarsi di fronte ad un palco di CENTOCINQUANTA METRI PER TREDICI è un momento importante. l'imponenza del muro mette in soggezione anche senza che nessuno stia suonando. quando le luci si spengono e parte l'audio dell'epico finale dello spartacus di kubrick tutto assume un aria minacciosa. poi esplode in the flesh?, inizia ad esplodere il cielo e io non ho più capito un cazzo. dopo 5 minuti c'era un aereo che si è abbattuto sul palco.
posso dire che la prima metà di spettacolo è stata più concerto mentre la seconda più teatrale. nonostante la mia eterna perplessità per i concerti negli stadi, il suono era perfetto e l'impianto quadrifonico ha regalato momenti stupendi con tutto il pubblico a girarsi per vedere da dove cazzo arrivasse quell'elicottero.
waters compie 70 anni quest'anno. ha fatto due ore e passa di spettacolo cantando, suonando, correndo e interpretando i personaggi del concept e questa cosa la porta in giro da tre anni di fila. non è proprio cosa da tutti.

vogliamo per forza di cose dire qualcosa di brutto? dai sì.
in primis si ringrazia chiunque abbia avuto l'idea geniale di mandare 45000 persone da tutta italia tutte insieme in una città che non è in alcun modo attrezzata per gestire la situazione. da cui ovviamente ore e ore di coda, incidenti e un casino indecente, complimenti all'ignoranza e l'incompetenza di chiunque abbia fatto questa puttanata.
poi posso parlare delle solite persone che "eh però i pink floyd". amici, i pink floyd non esistono più, siete venuti a vedere roger waters con la sua band. non c'è la chitarra di gilmour così come non ci sono mason né tantomeno il compianto wright (che anche se ci fosse stato non è che sarebbe cambiato nulla. è comunque freddino e bluastro al momento.).
è vero, è impossibile non pensarci quando partono gli assoli di another brick o comfortably numb ma questo non cambia i fatti: questo è uno show di roger waters, su roger waters, con roger waters. e lui il suo show sa come fartelo ricordare. io "che i pink floyd non ero nemmeno nato", gli sarò eternamente grato per avermi dato questa possibilità.

il professore e la madre vengono gonfiati nei rispettivi brani, il coro di bambini canta la sua strofa, il muro viene costruito un mattone alla volta fino ad oscurare il palco e per la seconda parte si trasforma in un gigasupermegacazzoquantoègrosso schermo sul quale si alternano la storiche immagini di scarfe alternate a nuove sequenze, lo storico assolo in cima al muro, la band ricostruita davanti ai mattoni per la fanfara di in the flesh, il coro, the trial e poi esplode tutto e il muro crolla. 
il saluto di outside the wall coi musicisti tra le rovine del mostro è il momento più umano di tutto il concerto e allevia la tensione dopo… dopo la cosa. quello che è stato. cos'è stato? non lo so. so che era tutto gigante e intanto suonavano uno dei dischi più unici della storia e c'era un maiale volante. so che la mia cronaca non è molto precisa ma del resto il disco lo conoscete (se non lo conoscete siete brutte persone), lo spettacolo non posso raccontarvelo a parole e foto non ne ho per cui quello che voglio dire è che roger waters sarà una persona di merda, un egoista egocentrico ipocrita e tutto quello che si vuole ma i suoi stupidi fan li sa accontentare. 
un'esperienza totale.


io una cosa del genere non l'ho mai vista.

venerdì 5 luglio 2013

neurosis, magnolia, segrate, 4.7.2013




ce ne sono di gruppi che ci provano. provano a fare questo, provano a fare quello. prendi gli ufomammut, ad esempio. son simpatici, son bravi ragazzi, ci provano ma al terzo disco erano già senza idee, in più con un batterista completamente privo di groove o inventiva e con un pessimo suono. il loro contratto con la neurot rimane uno di quei grandi quesiti dell'era moderna ma li porta, per la seconda volta, ad aprire per i neurosis in italia. son migliorati, hanno un suono simpatico e catchy ma i pezzi sono quello che sono. sufficienti.

per fortuna ce ne si dimentica in fretta: salgono i neurosis in quel del magnolia. ora, ammetto che ero molto molto molto molto molto molto molto molto MOLTO contrario al fatto che suonassero in quel posto che un paio di anni fa ci ha fatto "sentire" gli eyehategod a volume radiolina. però già il solomacello di quest'anno, per quanto avesse una lineup oscena, triste e insignificante (grandi vincitori gli zeus che han fatto il culo a tutti), ha rivelato dei suoni molto migliorati e un volume quantomeno degno di essere definito tale.
infatti non c'è lamentela al riguardo: i suoni sono perfetti, opera del sempre eccezionale tecnico della band, e il volume si fa notare.

per il resto non ho parole. questi 5 (assenti le proiezioni di graham che ha lasciato la band nel 2012) salgono sul palco e devastano l'aria attorno a loro, la violentano con vibrazioni ancestrali provenienti da mondi sconosciuti. le voci di kelly e von till squarciano lo spazio con una ferocia che ha dentro di sé tutta la disperazione dell'umanità mentre roeder si conferma batterista micidiale, generatore di una potenza mastodontica nonché portatore di quella vena tribale ritrovata recentemente dal gruppo. landis è un personaggio a sé ma i suoi synth riempiono ogni minimo spazio lasciato vuoto con suoni dei grandi antichi che ci osservano da oltre le stelle mentre edwardson è l'ancora col pianeta terra, solida base di bassi megagigaultrapropriogrossi.

essendo il tour del disco, ben quattro pezzi vengono suonati da "honor found in decay" tra cui spiccano, come da disco, la profonda at the well e la lancinante bleeding the pigs, uno dei due momenti più alti di tutto il concerto. l'altro è stato the tide. hanno fatto the tide. ho pianto. c'era von till che sussurrava e kelly che urlava e i suonini e poi era tutto FOTTUTAMENTE GIGANTESCO. 
poi le mazzate di times of grace e la pissichedelia di distill. poi, siccome che loro ci vogliono bene, giustamente chiudono il concerto su una nota lieta, sparandoci in faccia una locust star che ha un impatto equivalente a QUESTO che vi arriva in faccia.

per farla breve, in tanti ci provano, in pochi ci riescono, nessuno lo fa come i neurosis. su disco ultimamente possono lasciare perplessi, dal vivo sono una sicurezza, un punto fermo su cui poter contare sempre: se avete voglia di farvi radere al suolo mente, anima, corpo e spazi ancestrali, andate a vedere i neurosis, non rimarrà che una poltiglia verdastra di voi.


setlist:

my heart for deliverance
at the end of the road
times of grace
distill (watching the swarm)
at the well
the tide
we all rage in gold
bleeding the pigs
locust star