mercoledì 23 maggio 2018

the armed, 'only love'



era da un po’ che non sentivo un gruppo fare un simile casino. seriamente, i the armed in ‘only love’ ti attaccano alla giugulare dal primo all’ultimo secondo, sono 40 minuti scarsi di aggressione sonora frontale, senza mediazioni, senza pietà. gli strumenti (chitarre, basso, ben koller alla batteria, tre voci, synth a palate e fiati ogni tanto) non si fermano un secondo, il mix è volutamente caotico, saturo e insensatamente aggressivo, il master è compressissimo e ad un volume osceno, tutto in ‘only love’ è fatto per arrivarvi in faccia, sfondarvi il cranio per uscire dall’altra parte e andare a cercare la prossima vittima.
le partiture sono cervellotiche e difficili ma non dimenticano mai l’impatto (non sia mai), anche nei pochi momenti più melodici la foga dei the armed non cala di un centesimo. vi può bastare sentire la conclusiva ‘on jupiter’ per capire di cosa parliamo, la sezione centrale vi farà sanguinare le orecchie. 
vi state chiedendo cosa suonino questi? boh. è una forma moderna, deformata e perversa di hardcore, senza che ci sia realmente il suono hardcore, se non per la velocità mostruosa a cui tutto è lanciato; in mezzo però ci sono una valanga di synth orrendamente digitali (un po’ come in ‘city’ degli strapping young lad), melodie nascoste nel marasma, tempi dispari, vocine femminili, linee di fiati (che ti chiedi “ma l’ho sentito o me lo sono immaginato?”), un vero e proprio massacro sonoro. non è certo stata una scelta casuale quella di avere koller alla batteria, ci sono momenti in cui i converge non sono così lontani. 
potrei citare questo o quel pezzo, sinceramente non mi interessa farlo, questo disco è un blocco unico, un macigno in cui si fa fatica a distinguere le singole parti, anche perché praticamente non c’è mai nessuna pausa tra un pezzo e il seguente. una delle cose che mi fa più paura (e quindi preferisco) di questo disco è che non riesco mai ad ascoltarlo una volta sola, nonostante il massacro, una volta che l'ultimo feedback sparisce resta una voglia oscenamente masochistica di schiacciare play di nuovo e ripartire da capo.
diamo atto ai the armed di aver fatto uno dei dischi più rumorosi degli ultimi dieci anni, di averlo fatto in maniera inaspettatamente intelligente e, soprattutto, di averlo fatto veramente bene. senza ombra di dubbio ad oggi il miglior disco di questo 2018 loffio e noioso che, per ora, ha fatto sussultare solo per il bellissimo e bistrattato ‘boarding house reach’ di jack white e deluso in mille altri modi: orphaned land, justin timberlake (fuori fuoco e senza ispirazione), at the gates (orrendo e molle), sting (ridicolo e noioso), arctic monkeys (brutto), sleep (davvero sono l’unico che avrebbe preferito un nuovo disco degli om???).

bravi bravi bravi, venite anche voi a farvi del male, arriverete alla fine con un gran mal di testa, non ci avrete capito un cazzo ma ne vorrete ancora.

ps: il disco è scaricabile da bandcamp aggratis, oppure a offerta libera. non siate (troppo) stronzi, lasciateglieli due spicci.