giovedì 4 giugno 2020

prince, 'come'


come succederà con ‘chaos and disorder’ un paio di anni più tardi, ‘come’ è uno dei capitoli della discografia di prince che è bene dimenticare. 
è l’ultimo disco pubblicato col nome “prince”  (in copertina si legge "prince 1958-1993") per po’ di anni e, sebbene a occhio sembri avere una sua coesione, è un’accozzaglia di poche idee ma molto confuse. marginalmente migliore di ‘chaos and disorder’ solo perché per la maggiorparte del tempo si limita ad essere completamente inutile e innocuo e non ha nemmeno grossi picchi in negativo, è semplicemente una rottura di palle per 50 minuti.

la title-track ha qualche idea non male, ne non fosse stata trascinata per UNDICI MINUTI magari si sarebbe salvata. tant’è, dopo un paio di minuti ha già rotto il cazzo e ce ne sono altri 9 dopo in cui niente cambia e quelle linee di fiati che all’inizio intrigano diventano insistenti e fastidiose. ’space’ gioca con tentazioni acid quasi ambient-house ma finisce col suonare come il sottofondo per un certo relax di quelli con happy ending. che poi è pure a tema, no? esiste un remix, “universal love radio remix” che i fan tengono in alta considerazione, non ho mai capito il perché.
non ve le starò a citare tutte. la linea generale vede un interessante contrasto tra ritmiche molto accentuate e pad sognanti che fanno da collante, l’idea è bella, peccato resti lì senza alcuna reale conseguenza (‘pheromone’ è forse il pezzo in cui questa cosa è più evidente). si discosta un po’ la ballata ‘dark’, dal feeling vintage e con un buon groove ma scomparsa nel nulla dopo la pubblicazione.
i momenti più interessanti sono due: il primo è ’papa’, poco meno di tre minuti di groove scuro che ricorda certe cose di ‘the undertaker’, una bella interpretazione di prince e un testo controverso che tratta di abuso infantile, un buon pezzo ma nulla di memorabile; il secondo è ‘solo’, un’interpretazione a cappella di un testo scritto dall’autore david henry hwang, contattato da prince con l’idea di scrivere un musical teatrale. il progetto svanì nel nulla ma resta questa unica collaborazione tra i due che permette soprattutto di apprezzare la surreale tecnica vocale di prince, con un controllo dell’intonazione mostruoso, un’estensione inumana e un vibrato che sembra riuscirgli naturale come il respirare. 
prima di finire con un minuto e mezzo di onde del mare, distorsione e orgasmo femminile, ‘letitgo’ preannuncia tutto il peggio che riempirà il logorroico ‘emancipation’.

non è offensivo come disco (a parte ‘orgasm’) ma è evidentemente buttato lì, scarsa cura negli arrangiamenti, ancora meno nelle strutture, zero melodie memorabili e tanta, tanta, troppa noia. ‘the gold experience’ sarà l’ultimo sussulto prima di un oblio che durerà fino a ‘the rainbow children’ del 2001 tra dischi inutili, brutti e/o ridicoli, perfettamente rappresentati da ‘come’. ancora una volta, girate alla larga.