venerdì 24 dicembre 2021

distant zombie warning 2021


anno impegnativo, un sacco di roba bella, così tanta che non ho neanche avuto voglia di fare il paragrafo dei fallimenti. invece ho deciso di dividere una top ten iniziale da un'altra cinquantina di dischi che comunque consiglio di ascoltare, alcuni più di altri.

daje.



low, 'hey what'

non se ne sentono molti di dischi come ‘hey what’. la profondità della musica, la ricerca timbrica, l’interazione tra moderno e tradizionale, la nitidezza di visione, tutto unito a una qualità e solidità altissima delle composizioni che non cedono mai. i low hanno compiuto un altro miracolo ma rispetto a ‘double negative’ sono riusciti a mantenerlo su questo pianeta, sì che anche tutti noi stronzi possiamo veramente goderne. con poco stacco dagli altri, sì, ma ‘hey what’ è il miglior disco che ho sentito nel 2021.

https://lowtheband.bandcamp.com/album/hey-what


the armed, 'ultrapop'


dopo la fucilata di ’only love’, i the armed affinano la loro concezione massimalista di rock. mantenendo l’inferno strumentale di batteria mai doma, chitarre tra metal e hardcore e synth assordanti, questa volta le voci cercano le melodie e le trovano, portando la musica del complesso ancora più in alto con una ricercatezza che ha ben pochi rivali in ambito estremo. la produzione parossistica poi fa il resto e vi lascerà con un sorriso che va da un orecchio all’altro, peccato che entrambe le orecchie staranno sanguinando a quel punto.

https://thearmed.bandcamp.com/album/ultrapop


black midi, 'cavalcade'


cronaca di un successo annunciato, ‘cavalcade’ porta i black midi varie spanne sopra a tutta la concorrenza con un album che sa stare in equilibrio tra ispirazione e citazionismo, tra modernità e revival in un modo originale e creativo, riuscendo a superare con disinvoltura anche le vette di ‘schlagenheim’ e consegnando un instant classic a chiunque ami il rock fatto con cervello e passione. forse il miglior disco progressive da 'de-loused in the comatorium' a oggi.

https://bmblackmidi.bandcamp.com/album/cavalcade


krallice, 'demonic wealth'


colin marston ogni anno ne pensa cento e ne fa trecentoquaranta e ogni tanto esagera. in questo caso però è riuscito a tirare fuori il meglio dalla tragica situazione di lockdown ed ha pubblicato forse il suo capolavoro assoluto. registrato tanto con mezzi di fortuna quanto con strumentazione professionale, ‘demonic wealth’ fa della stratificazione timbrica il suo forte, generando un’atmosfera straniante in cui il black metal lo-fi si fonde con synth dark-ambient e toni industrial. un disco che rapisce e mostra una via veramente libera da compromessi e pregiudizi di intendere il black, standing ovation.

https://krallice.bandcamp.com/album/demonic-wealth


black country, new road, 'for the first time'


come i black midi (di cui sono grandi amici), anche questi ventenni (o poco più) vengono dall’inghilterra e sono dediti a un art-rock che rielabora timbri e (non)strutture degli slint in un’ottica più prog e luminosa, con sorprendenti profumi klezmer e una notevole visione d’insieme, vista anche la giovanissima età. ‘for the first time’ ha i suoi difetti, qualche lungaggine di troppo qua e là, ma riesce comunque a farsi notare e ricordare per le belle idee messe in gioco e una vitalità e intensità sopra alla media, disco bellissimo.

https://blackcountrynewroad.bandcamp.com/album/for-the-first-time


alesandro cortini, 'scuro chiaro'


mentre la massa è impegnata a guardare iosonouncane che scopiazza la dark-ambient di 30 anni fa, alessandro cortini prosegue la sua personale ricerca e tramite lo “strega”, un synth progettato da lui stesso, crea un disco magico e avvolgente, fatto di timbri che arrivano dritti allo stomaco. è un suono altamente materico, per dirla in termini di pittura, in cui non si gioca tanto di stratificazioni come nella maggiorparte dell’elettronica ma si va a lavorare di fino su ogni singolo aspetto del suono, senza dimenticare l’equilibrio tra cervello ed emozioni.

https://cortini.bandcamp.com/album/scuro-chiaro


portrayal of guilt, 'christfucker'


se il primo disco dell’anno li ha confermati come grandi pestatori, ‘christfucker’ fa un paio di passi oltre, immergendosi nella melma che anima gli incubi dei full of hell, quella merdazza che non guarda in faccia niente e nessuno e sta tra grind, black, death e hardcore, più mutazioni aleggianti che sanno ora di post-punk, ora di doom e sludge, con la lezione di steve austin sempre bene in mente. mezz’ora di dolore intenso e urticante come solo i grandi sanno fare, evidentemente ora i portrayal of guilt puntano a stare in quella categoria.

https://portrayalofguilt.bandcamp.com/album/christfucker


divide and dissolve, 'gas lit'


sono in due e vengono dall’australia, una è mezza maori (sylvie nehill, batteria) e l’altra americana di origini cherokee (takiaya reed, chitarra e sax) e fanno un gran casino. quando vogliono. altrimenti sono capaci anche di arrangiare evocative parti per archi, prima di demolirle a suon di doom e droni giganteschi e ritmiche pesantissime. vi ricordate il clamoroso ‘altar’, collaborazione tra sunn o))) e boris? come suono non siamo poi tanto lontani, forse un pochino più monolitico e riverberato, quello che è certo è che ‘gas lit’ è una delle più belle sorprese dell’anno.

https://divideanddissolve.bandcamp.com/album/gas-lit


microcorps, 'xmit'


alexander tucker ne ha fatte un sacco di cose belle nella carriera ma ammetto che da qualche anno era sparito dal mio radar. creato con innovative tecniche di manipolazione elettronica (di sample vocali e violoncello) a cui sono state aggiunte scheletriche ritmiche rimbalzanti, ‘xmit’ è un disco di elettronica oscura, affascinante e sofisticata, altamente ricercata ma mai eccessivamente cerebrale, consigliatissimo a chiunque ancora creda che l’elettronica sia solo tunztunz.

https://microcorps.bandcamp.com/album/xmit




i really from arrivano da boston, sono quattro musicisti usciti dalla berklee e hanno una passione comune per la decostruzione del rock. partendo dalle basi messe da slint, fugazi, bark psychosis, american football e certi tortoise, il quartetto imbastisce un telaio “post” che poi si diverte ad arrangiare con il proprio curioso organico (chitarra/voce, tastiere/voce, tromba e batteria). non è nulla di rivoluzionario ma creatività, capacità compositiva e padronanza tecnica non mancano mai e le ambientazioni notturne danno un gran fascino a tutto il disco. 


e ora, come promesso, ecco una camionata di musica per chi ha voglia di continuare a leggere. roba più bella, altra meno bella ma un ascolto lo meritano tutti. ordine vagamente alfabetico.



ænigmatum, 'deconsecrate'

https://listen.20buckspin.com/album/deconsecrate

gli americani ænigmatum hanno pubblicato un gran disco death metal tra il tecnico e l’atmosferico che non annoia mai, grazie anche a dei suoni molto più naturali di tanti altri gruppi nel genere. l’amore per morbid angel e gorguts è indiscutibile ma il gruppo ha personalità e soprattutto negli ultimi pezzi ci sono davvero dei gran riff.



ànnàmàret, 'nieguid duovdagat'

https://www.youtube.com/watch?v=imGGmG8o_Kc

anna näkkäläjärvi-länsman è una cantante finlandese la cui ricerca delle tradizioni sami l’ha portata a studiare a fondo il canto jolk e la musica lappone. in questo disco ne propone una versione che si intreccia anche con la modernità tramite leggeri tocchi elettronici sopra al trio fatto di voce, lira e shakuhachi, una visione intensa e cristallina del grande nord.



arovane, 'wirkung'

https://arovane.bandcamp.com/album/wirkung


arovane è un produttore tedesco che con 'wirkung' ha creato un disco ambient pressoché irrilevante per le sort del genere ma fatto così bene che vi ritroverete ad ascoltarlo più volte. i riferimenti principali sono brian eno e il primo aphex twin ma non mancano sporcature glitch da fennesz e oscillazioni nordiche non lontane da trentemøller. tutta roba già sentita ma fatta così bene che è un piacere risentirla.




big lad, 'power tools'

https://biglad.bandcamp.com/album/power-tools

sono in due (batteria uno, elettronica l’altro) e vengono da londra, i loro concerti sono incendiari e questo disco è divertentissimo, un frullato di power violence, chiptune e attacchi frontali di suono.





cara neir, 'phase out'


https://caraneir.bandcamp.com/album/phase-out

altro duo, stavolta texano. parliamo ancora di chiptune ed elettronica lo-fi ma in questo caso inserita in un contesto che parte dal black metal per raccontare un concept in cui  protagonisti vengono gettati in un mondo a 8 bit da un alieno.






caparezza, 'exuvia'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nJsKXsYikqloTdsbKfWwDHdNzpC1SQSSk

erano un po’ di anni che non seguivo caparezza, questo disco mi è proprio piaciuto, nonostante la durata eccessiva. testi maturi che fanno un uso molto serio dello humor, arrangiamenti ben scritti, peccato per una produzione davvero troppo laccata che toglie un po’ di vitalità.





carcass, 'torn arteries'

https://carcass.bandcamp.com/album/torn-arteries

vabbè cosa vi dovrei dire? sono i carcass che fanno quello che i carcass fanno meglio di tutti, forse con un’attenzione maggiore alle melodie rispetto ad altri dischi. non sarà un capolavoro come quelli del passato ma è un gran bel disco, inossidabili.





cannibal corpse, 'violence unimagined'

https://subsoundrecords.bandcamp.com/album/violence-unimagined

vabbè cosa vi dovrei dire? sono i cannibal corpse che fanno quello che i cannibal corpse hanno sempre fatto, forse con un’attenzione maggiore ai riff rispetto ad altri dischi. non sarà un capolavoro come quelli del passato ma è un gran bel disco, inossidabili. 

(ps: quello dei carcass è meglio)




david crosby, 'for free'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_m-Nk-_15KIkIUU7itjEugdUW_v6HwZaOc

il baffo non molla e torna con un’altra collezione di morbidi brani tipicamente west coast, ben suonati e interpretati col solito carattere unico di uno dei più grandi cantautori di sempre. ‘lighthouse’ resta meglio ma bellino anche questo.





cult of dom keller, 'they carried the dead in a ufo'

https://fuzzclub.bandcamp.com/album/they-carried-the-dead-in-a-u-f-o

questo quartetto inglese ha deciso di prendere l’ondata di revival psichedelico e filtrare tutto con suonacci noise e industrial, introducendo anche una buona dose di kraut. il disco è molto bello, dinamico e coinvolgente, ricorda a tratti il piccolo miracolo dei dead skeletons, andando a insistere su intuizioni da voodoo post-digitale.




sturle dagsland, 'sturle dagsland'

https://sturledagsland.bandcamp.com/album/sturle-dagsland-2

sturle dagsland è un cantante danese pazzesco che ha creato mezz’ora di musica che mi ha veramente colpito. joik, elettronica, folk, ambient, sono molti gli elementi che la compongono, tutti utilizzati per dipingere un quadro musicale più vicino possibile al freddo della natura nordica, con l’incredibile voce dell’istrione dagsland a stupire in mille modi come un folletto pazzo.



vladislav delay, 'rakka ii'

https://vladislavdelay.bandcamp.com/album/rakka-ii

il finlandese sasu ripatti, noto come vladislav delay, è in giro ormai da un po’ di anni e si è fatto notare per dei gran bei dischi ('kuopio', ad esempio) e anche per collaborazioni illustri (nils petter molvær, moritz von oswald per dirne un paio). qui si avventura in un mondo ambient-noise-glitch in continua contraddizione, che satura ogni angolo libero e accompagna in un viaggio tanto affascinante quanto alienante.




det kätterska förbund, 'lidaverken del 1: att i vådeld förgås'

https://coldspring.bandcamp.com/album/lidaverken-del-i-att-i-v-deld-f-rg-s-csr265cd-lp

non bazzico molto per gli ambienti death industrial ma questa collaborazione tra due mostri svedesi come henrik björkk e thomas ekelund è veramente un disco terrificante, un rituale da magia nera post-industriale di un’oscurità impenetrabile che, ascoltato nelle condizioni giuste, può mettervi veramente a disagio.




billie eilish, 'happier than ever'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lkHngwJMHlqHsz7ckye6lwrhYmyFTMvM4

al secondo disco la giovanissima eilish riesce a stupire ancora con una crescita artistica notevole ed invidiabile, mostrando un lato ancora più emotivo e intenso della sua musica e riuscendo a far convivere inflessioni da crooner con drop dubstep, litanie classiche acappella e inaspettate esplosioni rock, peccato solo per qualche ballata di troppo ma gran disco.




elephant9, 'arrival of the new elders'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lU3TxkDMrkAhJVGcKKfeGVDd9CH1Hu5GM

torna il trio del tastiere norvegese ståle storløkken con un album strumentale in equilibrio tra progressive, jazz-rock e ombre psichedeliche. la performance dei musicisti è eccezionale, al punto che ogni tanto è l’unica cosa a tenere in piedi alcuni brani non proprio azzeccati ma nulla di grave, disco gradevole suonato da paura.




eyehategod, 'a history of nomadic behavior'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mkN_27l6bs0VTUCvt9rYi79N9FrsVryGk

come per i carcass o i cannibal, non ti aspetti un disco latin-dubstep dagli eyehategod. come al solito arrivano e aprono tutto, riff su riff col loro tipico groove da new orleans, i latrati animali di mike williams e una manciata di pezzi pesantissimi lacerati dai feedback. non a livello dei disconi del passato ma è sempre un piacere.




floating points/pharoah sanders, 'promises'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_m1EDXdgXNWy7O8O8kzJEK4pRCMybbqgIk

quando si tirano in ballo certi nomi, l’hype esplode all’istante. nonostante la critica mondiale si sia strappata i capelli per questo disco, io l’ho trovato bellino ma poco più, a metà tra un minimalismo un po’ facilone e suggestione patetica (in senso di pathos) che funziona e si fa ascoltare ma non verrà certo ricordato nei secoli.




full of hell, 'garden of burning apparitions'

https://fullofhell.bandcamp.com/album/garden-of-burning-apparitions

ormai si può dire abbastanza tranquillamente che i full of hell non ne sbagliano una. è una formula ormai collaudata ma finché l’ispirazione regge, i loro dischi continueranno a devastare le orecchie come pochi altri, col loro pan-metal fatto di grind, black, death, industrial, noise e tutto ciò che c’è di più violento e marcio sul pianeta.




genghis tron, 'dream weapon'

https://genghistron.bandcamp.com/album/dream-weapon

ce li ricordavamo come alfieri di un electro-grind dinamicissimo e aggressivo come pochi, ricompaiono dopo 13 anni con un disco che sta tra shoegaze, dream pop e space rock. texture sognanti e travolgenti vi faranno sognare per tutto ‘dream weapon’, anche se non ha l’impatto deflagrante dell’esordio è bello sapere che esistono ancora e hanno voglia di evolversi.


daniel herskedal, 'harbour'

https://danielherskedal.bandcamp.com/album/harbour

che bel disco. è jazz? boh, sì, no, forse. nils petter molvær è jazz? perché siamo da quelle parti a livello non solo di interplay ma anche di lirismo, con un disco suggestivo che parla di viaggi sul mare, narrati dalla poetica tuba di herskedal accompagnato da eyolf dale al piano e celesta e helge andreas alle percussioni/batteria. i tre non si fanno problemi a sfruttare lo studio per occasionali sovraincisioni, questo farà storcere il naso ai puristi e quindi a me piace molto.



the holy family, 'the holy family'

https://theholyfamilyuk.bandcamp.com/album/the-holy-family

l’ex batteraio dei guapo david smith torna con il nuovo progetto holy family, un trip di 90 minuti in cui si frullano psichedelia, kraut, esoterismo, dilatazioni quasi ambient e un certo post- di matrice talk talk/bark psychosis. troppo lungo per la sua densità ma comunque un bel viaggio.




jon hopkins, 'music for psychedelic therapy'

dopo album meravigliosi come ‘immunity’ o ‘singularity’ che traghettavano i suoni ambient house in un contesto nuovo e moderno, ‘music for psychedelic therapy’ è un disco più personale: per quanto la sua funzione nominale sia quella di seguire un trip da chetamina, nell’album hopkins rielabora registrazioni effettuate nella foresta in ecuador quando è rimasto isolato per quattro giorni in una caverna e si riallaccia al concetto di neo-ambient dei primi ’90 stendendo tappeti e texture meravigliosi che trasportano l’ascoltatore in un altro mondo, anche senza bisogno di chetamina.


irreversible entanglements, 'open the gates'

https://intlanthem.bandcamp.com/album/open-the-gates

la musica degli entanglements è fatta di rabbia, rivendicazione e rielaborazione delle radici. è un afro-jazz dalle tinte ora psichedeliche e acide, ora più funk ma sempre ben strutturato ed organizzato (chi parla di "free" dice fesserie) su cui si stagliano le dure parole recitate da moor mother sull'intreccio strumentale vibrante e trascinante. in alcuni momenti ci si avvicina all'intensità dell'art ensemble of chicago.


jerusalem in my heart, 'qalaq'

https://jerusaleminmyheart.bandcamp.com/album/qalaq

con ‘qalaq’, il libano-canadese radwan ghazi moumneh ha realizzato un disco disturbante e contraddittorio tanto quanto i tempi in cui viviamo. è un disco che si nutre di tradizione e la sfigura, la fa a pezzi, la disintegra e la rimonta con tecniche di glitch, sampling e manipolazione, mischiandola con droni digitali e facendo di fatto collidere passato e presente in un album tanto affascinante quanto oscuro e ansiogeno.



li jianhong, 'mountain fog'

https://wvsorcerer.bandcamp.com/album/mountain-fog

dalla cina con feedback, li jianhong si rende protagonista di un altro bellissimo quadro noise-ambient-drone per chitarra “totale”, accompagnato e complementato nella lunga improvvisazione ‘mountain fog’ dal sax di wang ziheng, un altro bellissimo esempio dell’estetica unica di questo straordinario musicista.




bobby lee, 'origin myths'

https://bobbyleeplaysitslow.bandcamp.com/album/origin-myths

come una sorta di dylan carlson mutato, bobby lee agisce sugli spazi e le suggestioni che la chitarra può creare, andando a comporre strati di suono che l’etichetta definisce “ambient-country” senza sbagliare di troppo. album affascinante che promette grandi sviluppi futuri, intanto godetevelo in poltrona.




lice, 'wasteland (what ails our people is clear)'

https://licebanduk.bandcamp.com/album/wasteland-what-ails-our-people-is-clear

‘wasteland’ è un disco dalla creatività esuberante che prende a spunto i suoni del post-punk ma li forza in un contesto art-rock, con tanto di concept distopico con libretto da opera classica nel vinile. il marchio dei pere ubu è evidente, ciononostante la band di bristol mostra inventiva da vendere, anche grazie all’uso di strumenti inusuali come un intonarumori ma soprattutto per il modo in cui mischia rock, elettronica, prog, psichedelia e noise in modo sempre funzionale alla storia che racconta. 



liquid tension experiment, 'lte 3'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nYyRCFDMzg4lNQnHrOsf7tcoG1PfRxNzQ

pregiudizi a parte, questo disco non è niente più e niente meno di un nuovo disco dei lte, poteva uscire 15 anni fa e sarebbe stato identico. se saprete lasciar perdere le polemiche vi ritroverete un disco prog strumentale tamarro e divertente, assolutamente privo di sostanza ma con voglia di divertirsi e far divertire. inoltre, chiunque sia così tamarro da immaginare una versione metal della 'rhapsody in blue' merita un ascolto anche solo per il coraggio.



damon locks-black monument ensemble, 'now'

https://intlanthem.bandcamp.com/album/now

‘now’ è un disco pieno di significati, registrato durante la pandemia dividendo il gruppo in due con i cantanti e i fiati all’esterno e la sezione ritmica in studio. è un tipo di jazz spirituale molto moderno in cui la manipolazione digitale gioca un ruolo chiave tanto quanto il sampling ma la parte suonata non manca mai e gli arrangiamenti vocali sono da brividi.




steve lukather, 'i found the sun again'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mUPrkQq1EZyIJv1clRpzdtcB9nRBq4U7I

uscito assieme al “gemello” ‘denizen tenant’, il ritorno di luke si fa apprezzare per un’atmosfera informale in cui i musicisti si divertono a suonare tanto le buone composizioni di steve quanto le bellissime cover, un gran bel disco senza pretese.




mare cognitum, 'solar paroxysm'

https://marecognitum.bandcamp.com/album/solar-paroxysm

il black metal di mare cognitum è lontano, evanescente, atmosferico in un modo quasi ambient nel suo costruire texture sonore per poi variarle lentamente e far viaggiare l’ascoltatore. uno dei migliori esempi di questo filone metal che oggi pare andare molto di moda.




mdou moctar, 'afrique victime'

https://mdoumoctar.bandcamp.com/album/afrique-victime

il precedente ‘ilana the creator’ è superiore per composizioni ma ‘afrique victime’ è un altro ottimo esempio della capacità di moctar di intrecciare la tradizione tuareg col il blues e il rock classico. coinvolgente, interessante e suonato da paura, che volete di più?





moin, 'moot!'
https://m-o-i-n.bandcamp.com/album/moot


i raime, ovvero joe andrews e tom halstead, sono un duo elettronico inglese che, col nome moin, si unisce alla batterista valentina magaletti per imbracciare le chitarre e creare una strana mutazione di rock strumentale che rielabora il math/noise rock di shellac, rapeman e jesus lizard ma anche derive fugazi-slintiane con efficaci tocchi di elettronica. un disco davvero da consumare.

motorpsycho, 'kingdom of oblivion'

https://www.youtube.com/watch?v=6PqWh4MFlh4

da qualche disco i motorpsycho sembrano aver messo un po’ il pilota automatico, pubblicando album sempre ben scritti e suonati magistralmente che però non riescono del tutto a farsi ricordare. ‘kingdom of oblivion’ riesce a fare un po’ meglio ma manca ancora qualcosa per parlare di nuova fase, comunque sempre di gran rock parliamo.




negură bunget, 'zău'

https://negura-bunget.bandcamp.com/album/z-u

la prematura morte del batterista gabriel mafa nel 2017 sembra aver messo fine alla bella parabola artistica dei rumeni che però onorano il loro compagno scomparso utilizzando le tracce che aveva già registrato per questo album e completando l’opera, mostrando un lato ancora più lontano dal black metal e più incentrato su atmosfere aperte dai forti toni folkloristici, un disco bellissimo.



neptunian maximalism, 'solar drone ceremony'

https://neptunianmaximalism.bandcamp.com/album/solar-drone-ceremony

dopo il monolitico ‘eons’, torna la formazione belga con un’unica composizione di 50 minuti in cui ancora si mischiano drone, jazz e dark ambient. il risultato è sicuramente più compatto e approcciabile rispetto a ‘eons’ ma, per quanto ci siano ottime idee, manca ancora un reale focus alla musica del gruppo per farli distinguere.




papangu, 'holoceno'

https://papangu.bandcamp.com/album/holoceno

i brasiliani papangu suonano un mistone prog metal in cui si possono sentire tanto i mastodon quanto i magma, con influssi ritmici della loro terra e momenti di intensità neurosisiana, un bellissimo disco che non annoia mai.





pino palladino & blake mills, 'notes with attachments'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lTjhVRUR8y2DH7xOJhVcwhm0k9v4feI9U

la impulse! produce e pubblica il primo disco a nome di palladino, uno dei più grandi bassisti che abbiano mai toccato lo strumento. dalla collaborazione col produttore blake mills è nata mezz’ora di musica allineabile con il moderno “nu-jazz” che va dagli heliocentrics ai sons of kemet, fondendo jam e manipolazioni elettroniche e producendo un disco moderno e affascinante. per un sessantacinquenne non è così scontato.



plankton wat, 'future times'

https://planktonwat.bandcamp.com/album/future-times

il chitarrista americano dewey mahood ama la psichedelia, la ricerca timbrica e gli enormi spazi dell’america rurale. ‘future times’ ha nella sua anima l’epica sfibrante di neil young ma anche il gusto per la dilatazione di david gilmour, gioca con distorsioni ricercatissime e dipinge splendidi quadretti psichedelici, consigliatissimo.




plebeian grandstand, 'rien ne suffit'


https://plebeiangrandstand.bandcamp.com/album/rien-ne-suffit

questi francesi hanno realizzato uno dei dischi più depravati dell’anno, un orrendo calderone in cui death, black, industrial e noise ribollono in un’atmosfera sulfurea e opprimente dal primo all’ultimo minuto, un disco molto interessante e a tratti davvero disturbante, bello, bravi.




portrayal of guilt, 'we are always alone'

https://portrayalofguilt.bandcamp.com/album/we-are-always-alone

‘christfucker’, uscito solo 7 mesi dopo questo disco, è strepitoso. ciò non toglie che anche ‘we are always alone’ non scherzi, per quanto più classicamente ancorato al passato screamo del gruppo. comunque belle botte.





prince, 'welcome 2 america'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lO0H7usmrKWdoc6f8SIFQhJgLYmw2562E

il ripescaggio di questo disco inedito del nano è stata un’ottima idea: si tratta infatti del miglior materiale che prince abbia scritto nei suoi ultimi anni di vita e le interpretazioni di coleman e wilkenfeld fanno il resto, tanta tanta tanta classe e almeno 3 o 4 pezzi strepitosi.






skee mask, 'pool'

https://iliantape.bandcamp.com/album/itlp09-pool

‘pool’ è un disco di elettronica tanto virtuosistica quanto evanescente che gioca con decenni di beat disintegrandoli e rimettendoli insieme secondo un’estetica molto moderna che funziona tanto in pista da ballo quanto seduti sul divano. idm, techno, footwork, drum ’n’ bass e inaspettate linee quasi funky si mescolano in un flusso continuo di suoni che rapisce.





silk sonic, 'an evening with silk sonic'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_leP7XHDObcOtEA6ykuQ3HOdTyKHvDpd8Y

bruno mars e anderson .paak si alleano per creare un disco di puro revival, un tributo alla black music che va dal doo-wop all’hip hop passando ovviamente dal funk zozzo, dal soul più vellutato agli interventi osceni del padrino bootsy collins, 35 minuti di divertimento assicurato grazie anche alle doti vocali di mars e al suono secco e groovy di .paak, bravi bravi bravi.



nala sinephro, 'space 1.8'

https://nalasinephro.bandcamp.com/album/space-18

nala sinephro è un’arpista, compositrice e polistrumentista di origini belga-caraibiche con base a londra e questo è il suo delizioso esordio, un disco che esplora gli spazi tra le note e le texture, i confini tra jazz ed elettronica, che ricorda certe cose di alice coltrane ma si getta di faccia nell’universo della dilatazione senza beat generando un mare di suoni bellissimi. 




sons of kemet, 'black to the future'

https://sonsofkemetmusic.bandcamp.com/album/black-to-the-future

meh. il loro esordio l’avevo consumato, andando avanti ho iniziato a perdere interesse, oggi sembra che il gruppo stesso sia meno interessato alla musica e più al livello lirico-concettuale della propria arte. purtroppo l’effetto sulla musica non è il massimo, lasciando una serie di tracce che si confondono tra loro e difficilmente si fanno ricordare.



space afrika, 'honest labour'


https://space-afrika.bandcamp.com/album/honest-labour

questo duo di manchester ha creato un disco tanto scuro quando avvolgente in cui si mischiano con disinvoltura ambient, field recording, trip hop, downtempo e profumi dub e glitch, tutto in un contesto fortemente urbano ma mai troppo opprimente grazie ad una certa intelligenza e gusto nell'uso delle voci e di occasionali archi. un disco che può stregare e lasciare il segno.



springtime, 'springtime'

https://spring-time.bandcamp.com/album/springtime

gareth liddiard dei tropical fuck storm si allea con jim white dei dirty three e chris abrahams dei necks e tutti insieme si gettano in un cantautorato scuro e drammatico che molto deve a nick cave ma non scade mai nella copia, aiutato dal carattere vocale unico di liddiard. denso, intenso e non molto leggero ma bello.




squid, 'bright green field'

https://squiduk.bandcamp.com/album/bright-green-field

gli squid hanno fatto un disco che per certi versi è molto simile a ‘wasteland’ dei lice, andando a sovrapporre i decenni di rock uno sopra l’altro, facendoli interagire tra loro e non facendosi problemi nell’iniettare dosi di elettronica e funk, oltre a tocchi jazzati che alla fine ci portano a parlare di progressive rock ma non pensate agli yes, semmai più ai king crimson di ‘beat’ e ‘three of a perfect pair’. 



tropical fuck storm, 'deep states'

https://tropicalfstorm.bandcamp.com/album/deep-states-2

il terzo album degli australiani è un altro centro che bilancia le tendenze più weirdo e divertenti del primo disco con la drammatica intensità di ‘braindrops’ in un rock cantautoriale tutto sbilenco e acidognolo. ci sono pezzi bellissimi, altri forse un po’ meno ma non troverete nulla di brutto in ‘deep states’ e vorrete tornarci ancora e ancora.




ulla, 'limitless frame'

https://motionward.bandcamp.com/album/ulla-limitless-frame

l’americana ulla straus è una musicista che ha preso a cuore gli insegnamenti di brian eno. in ‘limitless frame’ è evidente la sua capacità di comporre e produrre ambient music viva e in continuo movimento, grazie anche ad un uso molto astratto di arrangiamenti di chitarra e mantenendo un certo distacco emozionale che rende i brani ancora più avvolgenti. non è la solita contemplazione meditativa, c’è qualcosa in più che rende questo album speciale.


ulver, 'scary muzak'

https://ulver.bandcamp.com/album/scary-muzak

di ‘hexahedron’ non ne parlo neanche, è un pacco. ‘scary muzak’ col suo fare scanzonato risulta più interessante nel rileggere le colonne sonore di carpenter secondo l’estetica degli ulver. un passatempo divertente ma il 2021 non è stato l’anno degli ulver.




vanishing twin, 'ookii gekkou'

https://vanishingtwinmusic.bandcamp.com/album/ookii-gekkou

‘the age of immunology’ era un bellissimo disco, questo ritorno dei vanishing twin non riesce a convincere altrettanto ma resta un album gradevole che gioca con un jazz leggero mischiato a tocchi elettronici e profumi etnici che fanno capolino qua e là.





wardruna, 'kvitravn'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mfcsa565Yxj5DTBnTmYpjl95AG3c9iXS0

dopo che l’incredibile ‘skald’ ha ridotto la musica dei wardruna all’osso e ‘skuggsjá’/‘hugsjá’ l’hanno riempita fino al limite, einar selvik sceglie la strada della riflessione sulla carriera e con ‘kvitravn’ raccoglie tutto ciò che è stato fatto finora, producendo di fatto l’album più “completo” della discografia senza far perdere alla musica un grammo del suo fascino ancestrale. vichinghi, vichinghi e ancora vichinghi.



joseph williams, 'denizen tenant'

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kALDPaHnHUmzQJsX-1H0O449uCl8jG-3c

williams e lukather oggi di fatto sono i toto. la scelta di pubblicare due album solisti lo stesso giorno deriva da varie ragioni, l’effetto è che abbiamo avuto due bei dischi che se si fossero fusi in uno solo sarebbe stato fantastico. tant’è, ‘denizen’ è più pulito, prodotto e creativo del disco di luke ma non sempre ha l’appoggio delle composizioni, comunque un centro



john zorn, 'chaos magick'/'meditations on the tarot'/'parables'


solo nel 2021 sono usciti circa una decina di dischi di john zorn, io faccio quello che posso, non me ne vogliate.

‘chaos magick’ mantiene il trio medeski (organo)-grohowski (batteria)-hollenberg (chitarra) e aggiunge brian marsella al piano elettrico per un disco che ha la voglia di stupire di electric masada e a tratti la stessa intensità, sia furiosa o melodica, mischiando composizione e improvvisazione in una terra di nessuno fra jazz, (hard) rock, avanguardia e metriche strambe.

per quanto anch’esso eclettico, ‘meditations’ resta più saldamente in territorio jazz, ancora con marsella al piano insieme a kenny wollensen (batteria) e trevor dunn (basso); si alternano momenti molto melodici e aperti ad allucinazioni ed astrazioni che rasentano il cacofonico, altro disco molto bello per quanto già sentito.





‘parables’ stupisce da subito con un trio di chitarre formato da bill frisell, julian lage e gyan riley; il disco è fatto di piccoli quadretti dai profumi di bluegrass, classica e accenni folk mai davvero calcati. un ascolto più pesante forse ma interessante, fosse anche solo per la classe dei tre musicisti.