domenica 29 marzo 2020

rush, 'exit... stage left'


secondo i rush, la sequenza 4 dischi-1 live è stata una cosa assolutamente casuale; possibile, sta di fatto che il ciclo si è ripetuto 4 volte senza interruzione ed ogni volta ha significato un cambio di pagina per il suono del gruppo. 
‘exit... stage left’ chiude la fase più propriamente progressive e ne abbraccia il repertorio in un doppio album (in vinile, singolo in cd) che è un vero e proprio manuale di come si suona il progressive, oltre ad essere semplicemente uno dei live più belli della storia del rock.ogni singolo pezzo vive una nuova vita, ognuno elevato dall’esecuzione live a un nuovo livello ancora più alto e incredibile: tutte le versioni contenute qui sono ancora meglio delle rispettive versioni in studio, senza eccezione alcuna. 

‘the spirit of radio’ perde la patina e apre le danze mettendo in chiaro lo stato di forma assoluto del gruppo, marcato dalla pazzesca coesione di gruppo sui cambi di tempo e velocità, seguita da ‘red barchetta’ che qui va ancora più in profondità con le sue atmosfere sospese ma ruggenti. gli unici due pezzi più vecchi non hanno più nulla del grezzume di una volta, ‘a passage to bagkok’ e ‘beneath, between and behind’ sono inserite nel nuovo contesto con grande maestria e non stonano affatto ma il piatto forte è rappresentato soprattutto da ‘jacob’s ladder’, ‘xanadu’ e ‘la villa strangiato’, apici emotivi e strumentali eseguiti con un trasporto che lascia interdetti. negli anni ho sentito tanti musicisti dire che si ha davvero tecnica quando non si deve più pensare alla tecnica, mi vengono in mente pochi esempi più lampanti di questi brani: le acrobazie musicali vengono eseguite con una naturalezza disarmante che ne camuffa la complessità, creando un flusso che non si inceppa mai.ho già parlato di tutti i brani parlando dei rispettivi dischi, resta solo da dire che la vertiginosa ‘yyz’ qui include anche l'assolo di batteria di neil che evolve la sua composizione ulteriormente, introducendo passaggi melodici con percussioni e suoni che resteranno nel brano fino alla fine del gruppo.

tanto per essere pignoli, bisogna ricordare che alcune voci di geddy sono state sovraincise in studio; per quanto mi riguarda poco male, non è mai stato il miglior cantante del mondo e il lavoro in studio (non si sa di preciso quanto sia stato ritoccato) non risulta mai posticcio per cui non ci sono problemi al riguardo. ‘exit... stage left’ è uno dei migliori dischi live mai pubblicati, fotografia di un gruppo al top della forma e del repertorio, forte di un’alchimia unica e suonato da tre musicisti la cui testardaggine ha pagato, lasciandogli modo di fare quello che vogliono, come voglio e quando vogliono. è un trionfo ed è quasi sicuramente il punto migliore per iniziare a scoprire i rush.