mercoledì 18 aprile 2018

prince 1985-1986: 'roadhouse garden', 'dream factory', 'camille', 'crystal ball'


se pensate che il periodo ‘purple rain’/‘parade’ sia un labirinto di outtakes e pezzi inediti, non avete idea di cosa sia successo dopo. avviso i naviganti che il seguente articolo è estremamente nerd in quanto parla di quattro dischi che non esistono, sono esistiti per un periodo limitato nella mente di prince, sono fatti di pezzi che sono rimasti nella vault e non sappiamo se mai ne usciranno in versione ufficiale. ringraziamo però generazioni di bootlegger che oggi ci permettono di averne delle versioni “ricostruite”, tramite i nastri trapelati negli anni, in versioni tranquillamente ascoltabili. 
parlando di materiale mai pubblicato, spesso ci si trova di fronte a brani con 3 o 4 versioni diverse registrate in periodi diversi, come ad esempio ‘witness 4 the prosecution’. va ricordato inoltre che almeno due membri dei revolution, ovvero wendy e lisa, quando intervistate al riguardo hanno messo in guardia chi cerca di ricostruire questi “dischi”, dicendo che per loro sono sempre stati un insieme di brani registrati in varie sessioni senza un grande disegno dietro. ma quando si parla di prince è sempre difficile capire in corso d’opera quale sia lo scopo finale, non è uno di quei disegnatori che con due tratti ti fanno già capire il soggetto, lui operava a canzoni e poi tirava le fila alla fine. forse. invece susannah melvoin, sorella di wendy e allora compagna di prince, ha dichiarato che almeno ‘dream factory’ per un periodo era stato un progetto di album, almeno stando a quello che le diceva prince stesso, oltre al fatto che di ‘camille’ esistono foto di un test pressing.
insomma, un sacco di seghe mentali e un cercare di ricostruire quel/quei tassello/i mancante/i che sta/stanno tra ‘parade’ e ’sign 'o' the times’. pronti, via.

i: roadhouse garden

rispetto ai "dischi fantasma” successivi, il progetto ‘roadhouse garden’ orbitava (ipoteticamente) attorno ad una serie di pezzi che non sono più stati pubblicati e non sono sempre semplici da reperire, a parte alcuni, come ad esempio la canzone ‘roadhouse garden’, recentemente inserita nel disco di inediti della ristampa di ‘purple rain’, nella versione attaccata a ‘our destiny’. questi sono i due brani che si possono ascoltare in qualità migliore (insieme a ‘wonderful ass’ dalla stessa ristampa) e sono indubbiamente un ascolto interessante. nella versione pubblicata troviamo wendy alla voce nella prima parte e prince nella seconda, è un pezzo volutamente naive che ricorda la teatralità di kate bush in ‘hounds of love’, sebbene wendy melvoin non sia kate bush. prosegue un discorso sempre più europeo iniziato con ‘condition of the heart’ e proseguito con ‘take me with u’, ‘i wonder u’ e ‘do u lie’ in cui le sonorità classiche filtrano nella sensibilità di prince tramite wendy e lisa.
‘splash’ è un altro pezzo che è stato pubblicato, in questo caso nel ’98 quando, dal nulla, prince (all’epoca o(+> ) (scusate, ci tenevo a farlo) ha annunciato di voler pubblicare una versione ricostruita del disco. ovviamente poi non se n’è fatto nulla, pare perché wendy e lisa erano lesbiche e quindi gesù non voleva. ad ogni modo, il pezzo è stato pubblicato online e possiamo quindi godere della sua atmosfera delicata e jazzata, caratterizzata da un uso massiccio di armonie vocali, fino al morbido finale dal club notturno.
altri brani trapelati nel tempo sono ‘teacher, teacher’, ‘in a large room with no light’, ‘witness 4 the prosecution’, ‘wally' ed ‘empty room’. sono brani molto diversi tra di loro, tanto da far traballare l’ipotesi che dovessero stare sullo stesso disco; è anche vero che se avessimo sentito i demo di 'parade' senza conoscere il disco l’impressione non sarebbe stata molto diversa. 
‘teacher, teacher’ è sicuramente sulla linea di ‘roadhouse garden’: evidenti il contributo di wendy e lisa, che prendono la lead per buona parte del brano, un retrogusto psichedelico/europeo 60s e una leggerezza di fondo che rendono il brano gradevole e fresco.
‘in a large room with no light’ (titolo originale ‘life is like looking for a penny in a large room with no light’) è invece segnata da un testo scuro e paranoico, in cui l’ombra della guerra incombe come faceva in ‘ronnie, talk to russia’ e come farà in ‘sign o' the times’. questa oscurità è però bilanciata da un arrangiamento latin/calipso stratificato e complesso, in cui le melodie arrivano a ricordare le obliquità di frank zappa. nella versione che si trova più comunemente è bene notare come alla batteria troviamo già sheila e invece di bobby z e il nuovo arrivato levi seacer jr. al basso, musicista che resterà al fianco di prince per molto tempo, passando nei primi ’90 alla chitarra ritmica; vediamo qui come i revolution si stessero già disintegrando lentamente.
‘wally’ è un brano dalla storia curiosa e, nella sua versione originale, è uno degli inediti più ricercati e riveriti di prince, aiutato dalla sua leggenda: il brano parla della fine del rapporto con sussannah melvoin, sorella di wendy; pare che la prima versione registrata fosse stata considerata da prince troppo personale e intima, per cui fece cancellare completamente i nastri a susan rogers, la quale dichiarò anni dopo che quella fu una delle poche volte in cui vide prince mettersi veramente a nudo. io ovviamente non ho idea di come potesse essere questa versione, probabilmente nessuno ce l’ha a parte prince stesso e la rogers, quello che ci è pervenuto è una stesura successiva, in cui eric leeds e atlanta bliss aggiunsero i fiati e prince complicò ulteriormente l’arrangiamento, quasi a volersi nascondere dietro gli strati di suono. è un bel pezzo, ben scritto e ben arrangiato, tuttavia vien da pensare che se non avesse la leggenda alle spalle non sarebbe così riverito.
‘empty room’ ha un’altra storia travagliata: registrata nell’85 coi revolution, fu scartata salvo essere ri-registrata nel ’92 per il film ‘i’ll do anything’ e poi scartata di nuovo; però nel ’94 prince pubblicò un video usando le registrazioni originali dell’85 per cui è facilmente reperibile. è un brano molto aperto, un po’ sulla scia di ‘another lonely christmas’, dall’esecuzione energica contrapposta al falsetto leggero della voce.

di ‘witness 4 the prosecution’ esistono varie versioni: la prima vede il solo prince all’opera su tutti gli strumenti, la seconda (di un paio di settimane dopo) invece è riempita da wendy (chitarra e cori), lisa (hammond e cori), eric leeds e atlanta bliss (fiati) e risulta più piena, più rifinita e sicuramente più incisiva. alla terza versione ci arriveremo a tempo debito, quella che è stata intesa nel ’98 per la pubblicazione di ‘roadhouse garden’ era la seconda versione, del 15 aprile 1986. è un brano fittamente arrangiato e curato, alla maniera di ‘wonderful ass’, e funziona magnificamente con la sua fusione di chitarre rock lerce e un tiro funky bestiale, un suono non lontano da quello che avrà ‘lovesexy’ in pezzi come ‘scarlet pussy’.
anche ‘wonderful ass’ ha passato la sua bella trafila di rimaneggiamenti: la versione originale dell’82 è stata registrata, come sempre, in solitaria dal nanetto con jill jones ai cori; nell’84, dopo un lavoro di arrangiamento che pare sia stato estenuante, wendy e lisa hanno aggiunto chitarre, tastiere e cori. questa è la versione che sembra sarebbe finita su ‘roadhouse garden’, è un brano pieno di linee melodiche che si incrociano, ricco di timbriche fino quasi alla saturazione e tirato dalla magica chitarra funky onnipresente, un altro mirabile esempio delle capacità di arrangiatore di prince.

gli ultimi brani che prenderò in considerazione non si sa bene per cosa fossero intesi. provengono da una delle ultimissime sessioni in studio dei revolution, a questo punto estesi a band di 9 elementi, alla washington avenue warehouse di minneapolis nel giugno dell’86. due di questi pezzi erano negli archivi già da un po’ di tempo e sono ‘we can funk’ e ‘can’t stop this feeling i got’, gli altri due invece sono nuovi e si chiamano ‘girl o’ my dreams’ e ‘data bank’; come sappiamo i primi due brani saranno poi usati in ‘graffiti bridge’ mentre ‘data bank’ finirà su ‘pandemonium’ dei the time, lasciando ‘girl o’ my dreams’ nel dimenticatoio. non che sia un pezzo memorabile, qui fa il paio con ‘can’t stop’, ancora nella sua versione rockabilly: è un pezzo leggero e divertente in cui però si nota la compattezza della band. ‘we can funk’ è in una versione invece grandiosa, pari a quella pubblicata: il gruppo suona in maniera incredibile, energici e sporchi al punto giusto, la prestazione vocale è perfetta e alla produzione manca quella patina plasticosa che ci sarà su ‘graffiti bridge’. ‘data bank’ è invece il classico funk secco del periodo ‘parade’, otto minuti e mezzo di groove inarrestabile e fronzoli di fiati, piuttosto diversa dalla versione tastierosa e pompata dei the time.
esiste un altro brano del periodo, ‘go’, di cui però ho potuto ascoltare solo poco più di un minuto, per altro in bassa qualità; sembra un brano che avrebbe potuto stare su un disco con ‘splash’ e ‘roadhouse garden’, con wendy e lisa in primo piano e gli archi sintetici che giocano sullo sfondo.

come potete vedere c’è molta confusione. forse perché, come tutti i musicisti coinvolti dicono, prince non aveva in mente un disegno preciso per questo ‘forse album’; di contro, ascoltando la musica prodotta, non è affatto difficile immaginare un album che contenesse ‘roadhouse garden’, ‘our destiny’, ‘empty room’, ‘splash’, ‘wonderful ass’, ‘witness 4 the prosecution’, ‘teacher, teacher’ e ‘in a large room’. le affinità tra questi brani sono lampanti  ed è bello crogiolarsi nell’idea che ci fosse un ordine in questo periodo della carriera di prince. purtroppo non ne abbiamo alcuna conferma per cui, come ho detto all’inizio, avete appena letto un sacco di seghe mentali. 
e siamo solo a un quarto della storia.

our destiny/roadhouse garden:

splash:



in a large room with no light:



empty room:


ii: dream factory

‘dream factory’ sarebbe stato l’ultimo disco di prince coi revolution, se fosse mai esistito. l’ipotesi più accreditata è che sarebbe stato un doppio, composto in larga parte di brani che sarebbero poi finiti nell’ipotetico ‘crystal ball’ e poi nel reale ‘sign o’ the times’ (sì, prima o poi torneremo alla realtà, promesso). oppure è possibile che nulla di tutto questo fosse vero e si tratti solo di una serie di canzoni che già guardano avanti ad un altro ulteriore progetto o invece non guardano a niente e si sono solo accumulate. 
alla tracklist pare che prince ci fosse arrivato davvero, da questa si evince un disegno generale non distante dall’eterogeneità di ‘sign o’ the times’ (la cui title-track compare proprio qui per la prima volta), con brani di vario genere e suonati da formazioni diverse ma ancora con un deciso contributo dei revolution.

in apertura, ad esempio, sembra che avremmo trovato ‘visions’, un pezzo scritto e suonato dalla sola lisa coleman al piano, che rivela il suo corredo classico ai tasti, un’introduzione soffusa che fluisce nell’intro di ‘dream factory’ (ovvero ‘a place in heaven’ al contrario), pezzo dal groove bestiale e dai suoni strampalati, con un profilo melodico che non sarebbe stato fuori luogo su ‘graffiti bridge’. è un pezzo davvero bello e per fortuna possiamo goderne appieno, grazie ancora una volta al ‘crystal ball’ del ’98.
‘train’ è invece un brano ossessivo, più o meno come sarà ‘it’ ma più pieno, cantato in falsetto funky e accompagnato da eric leeds e atlanta bliss ai fiati.
a seguire troviamo una serie di brani di cui parlerò più avanti quando arriverò a ‘sign o’ the times’, poiché sono qui presentati in versione molto vicina, se non identica, a quella che verrà pubblicata su quell'album: ‘the ballad of dorothy parker’, ‘it’, ‘slow love’, ‘starfish and coffee’, ‘sign o’ the times’, ‘i could never take the place of your man' e ‘the cross’. visto come questi brani sono poi stati pubblicati tutti insieme, viene naturale pensare che sia molto probabile che questa configurazione rappresentasse effettivamente un disco doppio, progettato prima dello scioglimento dei revolution. a questo punto però stupisce che in nessuna configurazione ipotizzata del disco sia mai comparso nessuno dei brani scritti poco prima per ‘roadhouse garden’, svaniti nel nulla. le vie di prince sono (erano) infinite e probabilmente non avremo mai risposta a questi quesiti, quindi andiamo avanti con il più sfrenato onanismo musicologico.
da notare come in mezzo a questi brani si trovi un ‘interlude’ di sola chitarra ad opera di wendy, quasi a voler bilanciare con l’introduzione dell’album di lisa.

‘strange relationship’ ha una storia travagliata, come molti brani di questo periodo. scritta e registrata da prince solista nell’83, viene rielaborata nell’85 da wendy e lisa che sovraincidono effetti di sitar, percussioni e flauti. questi contributi verranno eliminati o soffocati nel mix nella versione su ‘camille’ e ‘sign o’ the times’, questo per minimizzare il contributo delle due revolution nei dischi (che erano fondamentalmente un ritorno di prince da solo in studio). è un pezzo dall’aria piuttosto triste ma dal bounce micidiale, la cui melodia è enfatizzata dai diversi timbri in gioco.
sulle ipotetiche tracklist di ‘dream factory’ compare anche la prima versione di ‘crystal ball', senza le orchestrazioni di clare fischer. è una versione interessante che mostra lo scheletro del brano e le precise intenzioni di prince (qui suona tutto da solo, si aggiungeranno i cori di susannah melvoin e l’orchestra) ma è anche inferiore alla versione completa, teoricamente inserita nel successivo album fantasma e poi pubblicata nel ’98 nell’omonimo triplo. che però è un altro disco. è dura essere fan di prince. ad ogni modo di questo brano tratterò approfonditamente più avanti perché ci tengo particolarmente.

‘a place in heaven’ lascia il microfono a lisa coleman per un 6/8 morbido e vagamente lisergico, con un fastidioso clavicembalo in sottofondo e una melodia dolce, forse fin troppo. invece ‘last heart’ irrompe con tutto il suo minneapolis sound, completamente eseguita da prince con leeds ai fiati e susannah melvoin ai cori, un pezzo che non lascia dubbi sul suo periodo di composizione (non avrebbe sfigurato su nessun disco tra ‘parade’ e ‘lovesexy’), bellissima, un groove che va come un treno e la voce leggera di prince ad anticipare ‘camille’.
‘witness 4 the prosecution’ è un viaggio nel funk più zozzo, basso profondo, fiati, hammond, cori e tutto quello che serve. è uno dei brani inediti più amati dai fan ed è facile capire perché, da sola vale più della maggiorparte della produzione anni ’90 del nostro, avrebbe sicuramente meritato un posto almeno su ‘graffiti bridge’ al posto di qualche ‘love machine’ a caso.
‘movie star’ è un pezzo divertente, scritto per morris day dei the time. ancora funky ma più sottile e sexy di ‘witness’, solcato dallo spoken word di prince, un racconto di night club, donne e altri cliché assortiti, molto divertente. (se ci sono fan dei pain of salvation: nulla mi toglierà dalla testa che gildenlow avesse in mente anche questo brano quando ha costruito mr. money su ‘be’)
della beatlesiana ‘all my dreams’ abbiamo discusso nella recensione di ‘parade’, pare ci fosse l’intenzione di includerla in chiusura di ‘dream factory’, forse no, forse non importa visto che questo progetto sembra sia durato solo un attimo, se mai è successo. 
infatti, poco dopo...

visions/dream factory:

train:

last heart:

movie star:


iii: camille

infatti, poco dopo, “ciao ciao revolution!”. 
come qualcuno ha detto (matt thorne in ‘prince’, gran bel libro, consigliato), da un certo punto di vista lì per lì potrebbe essere stato un bene, poiché ha riaperto ogni possibilità sonora davanti a prince; oggi si potrebbe dire che se si fosse trovato un compromesso, una 'relazione aperta' come quella di neil young coi suoi crazy horse, probabilmente avremmo visto ancora dei gran dischi. il livello degli album di prince resterà ancora altissimo per almeno altri tre anni ma il crollo che avverrà nei primi ’90 avrebbe potuto trovare nuove vie di sfogo con la vecchia band. e vabbè.

quello che invece è successo a questo punto è che prince si è rinchiuso in studio ed ha registrato una serie di canzoni che sfruttavano una tecnica sperimentata prima su ‘erotic city’ e poi su ‘crystal ball’: i nastri con le voci venivano accelerati, modificando così il tono della voce stessa e dando vita a camille, l’alter ego femminile di prince, nonché il titolo del disco mai pubblicato. questa volta però ci sono prove concrete dell’intenzione di prince di portare questo materiale fuori dallo studio, solo che la sua proposta alla warner pare sia stata peculiare: pubblicare il disco con il nome camille in copertina, senza alcun riferimento a prince da nessuna parte. o forse non è andata così e semplicemente non era soddisfatto di com’era venuto il disco. del resto nello stesso identico periodo vengono scritti anche i pezzi del ‘black album’, altra leggenda da tramandare (anche se ormai più sbiadita, vista la pubblicazione del disco nel ’94) e altro disco di cui prince si è dichiarato insoddisfatto.
l’ispirazione per l’idea della voce pare sia arrivata dalla lettura dei diari di herculine barbin, ermafrodita di metà ‘800 soprannominato camille, i cui scritti ebbero diffusione proprio negli anni ’80.
ad ogni modo, i pezzi dell’album sono stati tutti pubblicati successivamente, in vari momenti e formati, per cui ‘camille’ è facilmente ricostruibile (e ancora una volta, se vi procurate ‘work it’ potete ricostruirlo con le versioni intese appositamente per quel disco) (no, non lo fate, ‘work it’ è il male, la vostra vita non potrà mai più vivere, state lontani).

‘rebirth of the flesh’ è stata pubblicata in mp3 dall’npg music club in una versione live dell’88, purtroppo inferiore alla versione in studio. è un brano in bilico tra funk e dance, piuttosto oscuro sebbene molto melodico che però definisce bene il clima ambiguo del disco, incarnato poi nel capolavoro ‘housequake’, qui presente nella versione che finirà poi su ‘sign o’ the times’, così come ‘strange relationship’ e ‘if i was your girlfriend', per cui se ne riparla quando sarà il momento.
‘feel u up’ (pubblicata nell’89 come b-side di ‘partyman’ dalla colonna sonora del primo batman di burton e poi nel ’93 sul terzo cd di ’the hits/the b-sides’) risale all’81, registrata all’epoca in una versione per nulla lontana da quella considerata qui, solo più grezza. fa il paio con ‘rebirth of the flesh’ giocando con funk e dance, svuotando e riempiendo continuamente il suono in un gioco di sovrapposizioni soprattutto ritmiche. in entrambe le canzoni il tono alieno della voce sposta la percezione del brano in maniera magica, è prince ma non è prince, è una nuova incarnazione che sarebbe lecito aspettarsi abbia bisogno di tempo per esprimersi al meglio mentre qui la sua espressività è già sbalorditiva, riuscendo a passare dal tono dimesso di ‘girlfriend’ a quello aggressivo di ‘rebirth’ o di ‘shockadelica’.
proprio ‘shockadelica’ è stato il primo pezzo ad essere scritto per il progetto; oltre ad essere gustosamente oscuro e abrasivo, è un brano interessante anche per il suo evidente fare i conti con la nuova realtà del rap, senza essere di per sé un brano rap (così come ‘housequake’). la base ritmica in loop, il testo a tratti libero, i suoni usati come samples, sono vari elementi che fanno pensare che prince in questo periodo volesse incorporare elementi di quella nuova forma di black music (lo farà in modo palese negli anni ’90, purtroppo con risultati spesso ridicoli).
‘good love’ è un brano dall’anima più pop che punta già a ‘lovesexy’ con i suoi suoni brillanti e cori esplosivi, pubblicato nel '98 nel cofanetto 'crystal ball'. 
in conclusione al disco troviamo ‘rockhard in a funky place’, unico brano ad avere un credito esterno per la composizione, ovvero eric leeds che ha scritto gli arrangiamenti di fiati suonati da lui medesimo e atlanta bliss. è stata poi pubblicata sul ‘black album’ nel ’94, è una canzone, come dire… cazzuta. asciutta ma diretta in faccia, nonostante i mille fronzoli vocali svolazzanti, marchiata da un assolo di chitarra fantastico che segue in una sezione di fiati incredibile.
inoltre in questo periodo viene prodotta la terza versione di ‘witness 4 the prosecution’, non si sa se per questo progetto o meno, fatto sta che è un pezzo diverso dalle versioni precedenti, vede il solo prince cantare su una base scura e acida senza più tutti i contributi dei revolution, una vera dichiarazione di intenti. la voce non quella di camille ma è più sottile del solito e sembra tendere in quella direzione, così come l’arrangiamento che ricorda le idee di ‘rebirth of the flesh’.

la grossa differenza tra ‘camille’ e i dischi più o meno fantasma che gli stanno attorno è che questo disco ha evidentemente una sua coesione, una forma, un inizio ed una fine. sicuramente la scelta della voce filtrata aiuta a tenere insieme il tutto, creando un concept che magari qualcuno potrà trovare fin troppo marcato ma rappresenta anche uno dei vertici della creatività e capacità espressiva di prince.
è un peccato che non sia mai stato pubblicato in questa forma ma è anche vero che, se fosse successo, oggi avremmo un ‘sign o’ the times’ diverso. chissà. mentre anche questo progetto naufragava insieme al 'black album’, nel buio iniziava a brillare la sfera di cristallo.

rebirth of the flesh:

rockhard in a funky place:

good love:


iv: crystal ball

‘crystal ball’ è un disco triplo inedito di prince. ma no, dice, l’ha pubblicato nel ’98. no, si chiama crystal ball anche quello, è triplo ma è un’altra roba. quindi è una versione embrionale di ‘sign o’ the times’? embrionale un paio di palle (di cristallo, si intende), contiene l’intero album ‘sign o’ the times’ tranne ‘u got the look’, più altri 7 pezzi, uno dei quali di più di 10 minuti. se il suo illustre successore è un doppio, ‘crystal ball’ sarebbe stato triplo e proprio per questo venne rifiutato dalla warner, troppe le complicazioni per pubblicare questo mostro, quindi prince tornò poco dopo con la nuova versione ridotta a doppio disco e con il nuovo titolo.
dei 7 pezzi aggiunti, 4 provengono da ‘camille' (‘rebirth of the flesh’, 'rockhard in a funky place’, ‘shockadelica’ e ‘good love’), uno da ‘dream factory’ (‘crystal ball’, nella sua versione completa) e due sono nuovi (‘the ball’ e ‘joy in repetition’). 

è difficile per me dire quale sia la mia canzone preferita di prince ma ci sono buone possibilità che se mi puntassero una pistola alla testa per avere una risposta, risponderei ‘crystal ball’. si può tranquillamente dire che sia la sua canzone più vicina al progressive rock, coi suoi 10 minuti (più o meno abbondanti, a seconda della versione) di evoluzioni, cambi di umore e sezioni strumentali. è una prova di composizione incredibile, riesce a far stare insieme funky, rock, orchestrazioni classiche vertiginose, momenti di vuoto inaspettati, il tutto con un trasporto torrenziale ma senza mai perdere il controllo. dall’iniziale, semplicissima cassa a morto alle complesse sezioni centrali, è un vero e proprio catalogo delle possibilità compositive di prince senza freni, con un profilo melodico estremamente preciso che affascina, complice la scelta di interpretare il brano con la voce aliena di camille. è una canzone formalmente perfetta, come dovrebbe essere una sfera di cristallo: più vi si guarda in profondità, più si notano particolari e sfumature diversi a seconda di dove si concentra l’ascolto.
‘the ball’ verrà scartata nella sintesi di ‘sign o’ the times’ ma, rielaborata e con testo diverso, diventerà ‘eye no’, ovvero il primo brano di ‘lovesexy’. interessante la parte centrale che unisce esulti rap e chitarre in reverse anni ’60 in un’atmosfera festosa ma non rilassata. qui la coda finisce direttamente nell’altro brano nuovo, ‘joy in repetition’. è una litania straniante, la storia di una canzone lunga un anno, interpretata da prince in una delle sue prove più emotive, sia alla voce che alla chitarra, protagonista di un solo eccezionale nel finale. verrà poi pubblicata su ‘graffiti bridge’ in questa versione, solo nettamente ripulita nei suoni. è un’altra di quelle canzoni che reputo al vertice della produzione di prince, sicuramente nella mia top 5 personale.

qui vengono introdotte anche ‘play in the sunshine’, ‘forever in my life’, ‘it’s gonna be a beautiful night’ e ‘adore’, intitolata ancora ‘adore (until the end of time)’, tutte nella versione che finirà su ‘sign o’ the times’ o comunque molto vicine. questo rende l’idea della prolificità compositiva di prince in questo periodo, capace di scrivere pezzi uno più bello dell’altro in quantità francamente imbarazzanti per chiunque altro. con tutti i problemi, le rotture, le crisi di questo periodo, è impossibile negare che tra l’85 e l’86 prince abbia avuto un’esplosione artistica che ha ben pochi simili nella storia della musica leggera, se ne ha (non dimentichiamo che durante questi due anni escono 'around the world in a day', 'parade' e il film 'under the cherry moon', viene registrato il materiale di 'the flesh' e del primo disco dei madhouse e intanto si svolge il tour di 'parade'). non è solo questione di quantità ma ovviamente anche di qualità, parliamo di canzoni che o sono state singoli di successo mondiale o fanno parte di uno dei dischi più riveriti degli anni ’80 oppure sono roba come ‘crystal ball’, ‘rebirth of the flesh’ o ‘joy in repetition’. non era concorrenza sleale, semplicemente non poteva esserci concorrenza.

crystal ball:

joy in repetition (live):

the ball:



spero di non avervi annoiato troppo, ora forse sapete qualcosa in più sul periodo più misterioso della carriera di prince, uno dei più confusi ma anche il più prolifico e qualitativamente elevato. se frugate un po’ in giro trovate tutto (soulseek può esservi molto amico), ascoltate e fatevi anche voi un’idea, tra qualche giorno parliamo di ‘sign o’ the times’.