venerdì 22 luglio 2011

teeth of lions rule the divine, "rampton"


ci sono dei dischi strani al mondo. sono situazioni strane che si vengono a creare per cui alcuni album sembrano essere come delle leggende per chi li conosce, dei capolavori assoluti senza tempo né corpo, mentre il resto del mondo li ignora bellamente, neanche sapendo dell'esistenza del genere stesso proposto nel disco.
dico questo in apertura di questa recensione perchè sembra proprio essere il caso dei teeth of lions, una sorta di super-gruppo, una all-star-hyper-doom-band che vede al timone due individui non certo sconosciuti del panorama doom più o meno estremo internazionale ovvero il gran cerimoniere stephen o'malley,terrorista sonoro legato a quella creatura abissale chiamata sunn o))) ed il sacerdote lee dorrian, leggendario cantante dei mai troppo lodati cathedral. ad accompagnarli in questa nuova creatura troviamo l'altro sunn o))) greg anderson al basso ed alla batteria justin greaves, ottimo doom-groover già incontrato alla corte di sua maestà jus oborne nei suoi electric wizard nonchè negli iron monkey.

ma il disco cos'è? bella domanda. non è esattamente semplice da spiegare a parole. immaginate del fango. il fango quello verdastro, paludoso, argilloso e piuttosto fetido. immaginatene davvero tanto. ecco ora pensate di stare sprofondando in questo oceano di fango che inizia a scaldarsi fino ad essere fottutamemente caldo e soffocante. e mentre voi giacete inermi in questa poltiglia notate in lontananza quattro figure incappucciate recanti in spalla una grossa bara. camminano ad una lentezza sfiancante verso di voi, ogni passo sembra essere un'agonia, un lentissimo passo verso la fine di tutto, verso il luogo ignoto in cui sono diretti. con questa lentezza estenuante non possono permettersi di cambiare percorso solo perchè voi avete deciso di sdraiarvi nel fango e quindi pensano bene di camminarvi sopra facendovi sentire l'indescrivibile peso di quella bara che portano con loro.

così più o meno potrebbero essere descritte a parole le sensazioni che si provano ascoltando questo macigno. se vogliamo tirare in ballo termini musicali potremmo parlare ovviamente di doom metal imbastardito nella psicosi drone che anima la creatura principale di o'malley e anderson, su cui si inesta la voce di dorrian che più che altro si lancia in cantilene infinite ed ipnotiche che non vi lasceranno andare da nessuna parte fino alla fine del cd. che, è bene dirlo, è formato da tre canzoni, un primo monolite di 27 minuti denominato "he who accepts all that is offered(feel bad hit of the winter)", la cover di "new pants and shirt" dei killdozer perfettamente integrata nell'economia musicale dell'album, e la finale "the smiler", a mio modesto parere il capolavoro nel capolavoro, 18 minuti che si trascinano lentamente verso la totale anestesia dei sensi, verso l'annichilimento di ogni sentire. questo è un capolavoro, non si può stare a discutere. può piacere o meno, potete capire o meno il genere, potete entrarci o no, potete anche scegliere di evitarlo, fatti vostri. la realtà cruda e oggettiva è che non portete mai vedere così tanto fango in vita vostra, non potrete mai sentire i polmoni che esplodono tanto sono pieni della vomitevole melma ribollente emessa da questi quattro geni. un capolavoro. punto.