domenica 24 agosto 2025

nevermore, 'enemies of reality'

 



prima o poi, si sa, anche i migliori sbagliano qualcosa. dopo tre dischi praticamente perfetti, i nevermore escono con ‘enemies of reality’ che viene all’istante attaccato un po’ da tutti. perché? perché alla sua uscita con il mix e mastering originali il disco suona semplicemente da schifo: impastato, caotico, compresso oltre ogni limite(r), la batteria un pastrocchio senza botta, le chitarre loffie, la voce lontana, suonava veramente molto male. 

il gruppo fu costretto (causa pressioni dalla century media su tempi di produzione) a cambiare produttore e affidarsi alle cure di kelly gray, uno a cui dovrebbe essere vietato per legge di avvicinarsi a un banco mix ovunque nel mondo. già si sapeva, aveva già massacrato due dischi (mediocri ad essere buoni) dei queensryche (‘q2k’ e ‘tribe’) più altra roba che non sto ad elencare, chitarrista mediocre, “fonico” inaccettabile.

a questo schifo ha cercato di rimediare due anni dopo andy sneap, remixando e rimasterizzando l’intero disco che viene nuovamente pubblicato. ovviamente queste operazioni lasciano segni e comunque l’album non suona davvero bene come ‘dead heart’, è asettico e asciutto, la batteria soffre di qualche problema dalle tracce originali, è molto meglio dell’originale ma non eccezionale.


purtroppo però i problemi non erano limitati all’aspetto sonoro del disco poiché i nevermore cercano di tornare a una violenza sonica a tutto tondo, spingendo a più non posso con riff thrash veloci e secchi ma non riuscendo a scrivere canzoni che reggano il paragone con l’illustre passato. è comunque un disco tranquillamente sopra la sufficienza, solo che loro ci avevano abituato troppo bene e così alla fine di veramente memorabile in questo disco ci sono due pezzi, il primo e l’ultimo. l’apertura con ‘enemies of reality’ è una vera fucilata in faccia, loomis macina riff pazzeschi e dane torna a un’aggressione isterica che in ‘dead heart’ quasi non c’era, aprendo con uno dei suoi fantastici ritornelli un pezzo che non si dimentica. ‘seed awakening’ invece, posta in chiusura, è probabilmente il pezzo più violento mai pubblicato dal gruppo, una scheggia di thrash metal lanciata a una velocità folle; manca se vogliamo la classe compositiva dei dischi precedenti ma il pezzo è veramente un piccolo miracolo di follia omicida in musica e la mano di loomis lo porta in altissimo.

in mezzo si va da pezzi molto buoni come ‘ambivalent’ o ‘i, voyager’ a pezzi alla meglio innocui come ‘never purify’, ‘who decides’ o la banalissima ‘tomorrow turned into yesterday’, maldestro tentativo di ripetere la formula di ‘believe in nothing’. più interessante allora l’esperimento atmosferico (quasi industriale) di ‘noumenon’, rimasta un caso a se nella discografia del gruppo.


considerando la versione remixata, ‘enemies of reality’ non è un brutto disco, non è nemmeno un vero passo falso perché non c’è niente di sbagliato nelle canzoni, semplicemente non sono al livello stellare dei tre dischi prima. il tour che segue non aiuta, visto che dane è evidentemente affaticato e perso nell’alcol, rendendo le serate molto altalenanti (quella all’alcatraz di milano ad esempio fu tragicomica) e così i nevermore vedono la loro ascesa venire messa in pausa in attesa di tempi migliori.