domenica 11 aprile 2021

rush, 'different stages'



il 10 agosto 1997, un mese dopo la fine del tour di ‘test for echo’, neil peart inizia a venire preso a calci in faccia dalla vita quando un poliziotto si presenta a casa sua per informarle lui e la moglie della morte di selena, loro unica figlia, in un incidente stradale. nell’anno successivo neil fa di tutto per aiutare la moglie che si ammala di cancro e muore nel giugno ’98. a quel punto peart è distrutto, sale sulla sua moto e parte, dicendo ai suoi due compagni di considerarlo come ritirato. come se non bastasse, durante il viaggio muore anche il cane del batterista e uno dei suoi migliori amici viene incarcerato negli stati uniti per possesso di droga. la moto viaggerà a nord fino in alaska prima di puntare al messico e arrivare fino in belize, un viaggio ovviamente pieno di riflessioni e pensieri che saranno raccontati nel libro ‘ghost rider’.


per mantenere vivo l’interesse nei confronti del gruppo, vengono pubblicati prima due best of (i due volumi ‘retrospective’), poi si decide di frugare negli archivi live per vedere se si trova qualcosa di interessante.

‘different stages’ è l’ultimo live dei rush a combaciare con la sequenza (puramente casuale, secondo la band) “4 dischi in studio-1 live”. è anche un documento fondamentale perché non solo ritrae la band durante il trionfale tour di ‘test for echo’ in due cd ma ne aggiunge un terzo contenente un concerto del febbraio ’78 a londra, durante il tour di ‘a farewell to kings’.


il grosso del live principale è la registrazione del concerto tenutosi a tinley park nell’illinois il 14 giugno del ’97. che altro vi devo dire, è un live dei rush, non l’avete ancora comprato? la scaletta mette in fila il meglio della produzione novantiana: ‘dreamline’, ‘bravado’, ‘driven’, animate’, ‘test for echo’, ‘show don’t tell’, ci sono tutte, inclusa una versione fulminante di ‘leave that thing alone’. non mancano ovviamente un po’ di classiconi, ‘limelight’, ‘the trees’, ‘natural science’, ‘yyz’ e pure, sorpresa e clamore, un’esecuzione dell’intera suite ’2112’.

se bisogna trovargli un difetto si potrebbe dire che il mix è fin troppo laccato e perfettino per un live, un po’ di ruvidezza in più non avrebbe guastato ma tant’è, nulla di grave.


il live del ’78 è semplicemente una bomba, con i tre ancora giuovini a snocciolare capolavori, da ‘xanadu’ a ‘cygnus x-1’, alternati alle svisate hard di ‘bastille day’, ‘anthem’ o ‘working man’, con un piglio goduriosamente grezzo  e rocchenrol. un’aggiunta non solo interessante come documento ma anche decisamente godibile, con gran gioia di tutti i fan che ormai temevano di non poter mai più vedere i rush o sentire nuova musica.