mercoledì 17 luglio 2019

napalm death, 'scum'



grindcore. che bella parola. come ti riempie la bocca quando la pronunci. grindcore. che bello. e chi è responsabile per questa cosa bellissima? un po’ di persone, un giro di musicisti inglesi che hanno quasi tutti fatto parte in qualche momento dei napalm death. e quindi gioia e gaudio, viva i napalm death e viva ‘scum’.

che poi quando è uscito 'scum' chi erano i napalm death? questa è una storia interessante. a studiare un po’ si viene a sapere che i fondatori del gruppo nel 1981 furono nic bullen e miles ratledge ma se il primo ha effettivamente suonato su ‘scum’, il secondo ha lasciato il gruppo nell’85 prima delle registrazioni (squisitamente orrende) della prima facciata dell’album. però, a ben vedere, anche nic bullen ha abbandonato nell’86 e infatti non suona sulla seconda facciata. questo fa sì che i napalm death siano un gruppo che quando ha pubblicato il suo album d’esordio (1 luglio 1987) non aveva neanche un membro originale in formazione ed era stato “ereditato” da mick harris.
la seconda facciata è infatti registrata, ancora peggio, da una formazione completamente diversa. tempo di un disco e un ep e la formazione che registrerà ‘harmony corruption’ nel 1990 sarà ancora una volta completamente diversa (salvo mick harris) ma sarà la base per il gruppo che ancora suona oggi.
ma torniamo a ‘scum’, si diceva di due sessioni di registrazione: alla prima, nell’agosto ’86, partecipano nic bullen (voce e basso), justin broadrick (chitarra) e mick harris (batteria) mentre per la seconda resta harris ma arrivano jim whitley (basso), bill steer (chitarra) e lee dorrian (basso). i più attenti noteranno che questi non sono nomi da poco: lee dorrian fonderà i cathedral e diventerà un profeta del doom, justin broadrick coi godflesh farà un gran casino, bill steer suonava già anche nei carcass e continuerà a farlo (altra gioia, altro gaudio), bullen si riunirà a harris nei pazzeschi scorn e collaborerà con bill laswell e tanta altra bella gente mentre whitley invece si darà all’hardcore. in qualche modo, ognuno dei gruppi citati porta dentro di sé qualcosa di ‘scum’.

cos’è il grindcore? per l’orecchio casuale è casino e poco più. vogliamo dirla tutta? anche per l’orecchio attento ed esperto a volte è casino a cazzo di cane, c’è però un ma: il grindcore, in un eterno gioco di rimbalzi da una parte all’altra dell’oceano (rock n roll>british invasion>rock>punk>hardcore>metal>thrash>grindcore), arriva dall’hardcore e quindi dal punk e ne mantiene sia l’etica che parte dell’estetica sonora, dando ben poca importanza (almeno alla nascita del genere) alla tecnica strumentale. di fatto poi il genere si dividerà in due filoni, uno più “conservatore” (quanto fa ridere?) che continua a guardare a ‘scum’ come faro nella notte, l’altro più moderno e più vicino al metal (death in particolare), quindi più tecnico e serrato (per fare un esempio, i compianti nasum sono tra i migliori di questo filone).
grindcore è velocità esasperata, distorsione iper-satura, voce da sturalavandino e basso più lercio possibile. è la versione estrema dell’hardcore filtrato dalle chitarre ribassate e la velocità del metal americano, in pratica è una delle cose più feroci, sporche e e maleducate che possiate ascoltare. no, non è per tutti.

vi potrei parlare di tutte le canzoni ma non lo farò per due motivi: 1) sarebbe inutile, sono più o meno tutte uguali 2) la durata dei pezzi del disco va da un secondo a un paio di minuti, ‘scum’ ne ha 28.
prima di venire al capolavoro che da solo può rappresentare non solo tutto il disco ma un intero genere, cito quel paio di momenti diversi che ci sono: ‘multinational corporations’ apre il disco senza blast beat ma con un marasma infernale di distorsioni, piatti e voce ragliata, un inizio epocale; ‘siege of power’ azzarda una forma canzone e quasi tocca i 4 minuti, è il pezzo più lungo del disco e pure del disco successivo; in generale si nota la differenza di suono tra le due facciate: la prima suona da schifo mentre la seconda suona di merda. sottili differenze.
blablabla, basta stronzate, ‘you suffer’. ‘you suffer’ è l’emblema, è la punta di diamante, è la summa dell’intero universo grindcore, passato, presente e futuro. chi la conosce magari pensa che stia scherzando ma in questo caso sono serissimo: è raro che una canzone da sola sia così rappresentativa di un genere, ancora più raro che questa si trovi sul primo disco di un gruppo che di fatto inventa il genere stesso. il rock aveva canzoni di 3-4 minuti, il punk di 2-3, l’hardcore di 1-2, ‘you suffer’ dura 1 secondo e 316 millesimi (guinness per la canzone più breve di sempre), è l’ultimo passo prima del nulla. non solo, la musica fin dal folk e blues ha trattato di sofferenza, cercandone le ragioni, cercando di esorcizzarla, rigirandosela tra le mani; il punk ha trattato il disagio sociale, l’hardcore si è chiuso nella solitaria sofferenza apatica, il metal ha flirtato con la sofferenza fisica; il testo di ‘you suffer’ recita: “you suffer, but why?”. esiste sintesi migliore? probabilmente sì ma a noi piace questa.
ad onor di cronaca bisogna ricordare che, almeno secondo bullen, il pezzo è nato come scherzo e talvolta veniva suonato anche 30 volte a sera. qualcuno potrebbe dirmi che sto costruendo castelli su una stronzata ma di fatto che la cosa sia intenzionale o meno non cambia l’importanza della canzone se inquadrata in un certo modo. 
(poi certo, è ‘you suffer’, l’ho avuta come sveglia per anni, la sentivo 20 volte ogni mattina aprendo gli occhi, è comunque uno scherzo che fa sempre ridere e se non è la mia canzone preferita di sempre poco ci manca.)

gli stessi napalm death hanno lasciato presto queste coordinate: il seguente ‘from enslavement to obliteration’ ricalcherà le orme di ‘scum’ ma ‘harmony corruption’ vedrà l’ingresso di mitch harris, jesse pintado, shane embury e barney greenway, iniettando una massiccia dose di death metal nella musica e dando vita al gruppo che ancora oggi devasta i palchi di tutto il mondo con concerti violentissimi. ‘scum’ però rimane una pietra miliare del rock, contemporaneamente punto di partenza e di arrivo, istantanea perfetta del collasso di una via del rock su sé stessa (l’altra via collasserà di lì a poco con fugazi, slint e compagnia destrutturante, senza dimenticare i talk talk. MAI dimenticare i talk talk.).
è anche il disco che potete usare in qualsiasi momento del giorno e della notte per dare fastidio a chiunque abbiate attorno, valore da non sottovalutare.

piaccia o meno, ‘scum’ è un capolavoro scolpito nella pietra, è l’apice di un certo modo di intendere la musica: pura aggressione frontale, senza fronzoli e orpelli, veicolo anche per un messaggio politico legato alla sinistra più battagliera e radicale (molti musicisti grind sono anche diventati straight edge nel tempo, altro evidente legame con l’hardcore). in quei giorni in cui volete solo vedere il mondo bruciare, mettete ‘scum’ a volume smodato e il mondo vi sorriderà.