domenica 14 giugno 2015

the mars volta, "octahedron"



'octahedron' arrivò come un fulmine a ciel sereno. dopo le sbrodolate infinite dei tre album precedenti, io di certo non mi aspettavo un disco che volesse tornare in parte indietro. 
tutto è ridimensionato, a partire dalla durata di "soli" 50 minuti e dall'apertura dell'album, affidata alla placida ballata 'since we've been wrong' che mette in chiaro molte cose: la melodia torna protagonista, sia nelle linee vocali che in quelle strumentali, la malinconia trascina tutte le canzoni e si restituisce al vuoto lo spazio che gli spetta, dopo averglielo brutalmente tolto in tempi non sospetti.

la grande differenza di 'octahedron' rispetto ai capitoli precedenti sta nel suo essere un disco di canzoni e non un blocco unico: ad eccezione di "copernicus" (che mostra germi di ciò che sarà 'noctourniquet') i pezzi sono retti da strofa-ritornello e si distinguono perfettamente gli uni dagli altri, grazie anche ad arrangiamenti più vari e strutturati. 
proprio in questo discorso si trova anche una delle pecche dell'album, ovvero quel thomas pridgen osannato per la sua tecnica e velocità che qui risulta però spesso o fuori luogo o evidentemente trattenuto. il suo ingresso in 'since we've been wrong' è palese in questo senso, con un suono decisamente troppo pompato e un fraseggio che non convince, 'octahedron' era un disco da theodore se non addirittura già da deantoni parks. (dave elitch non l'ho mai considerato un loro batterista, ha fatto solo un tour e non mi è mai piaciuto. guarda caso, l'unico batterista bianco di tutta la carriera)
cosa ne esce da questo miscuglio? ancora una volta, le canzoni. il groove aggressivo sulle melodie sospese di 'teflon' o 'desperate graves', l'unica concessione al vecchio 'funk-core' della buona 'cotopaxi' (non a livello però di una 'viscera eyes'), e, una spanna sopra a tutto, la rassegnata e triste psichedelia ambientale di 'with twilight as my guide', senza dubbio il capolavoro del disco con un lavoro melodico di cedric davvero incredibile che riporta la mente ai tempi di 'televators'.

ma allora 'octahedron' è un disco della madonna, direte. sì e no. nei momenti riusciti lo è, nulla da dire. altrove si trova una sensazione di incompiutezza, come se l'intero disco fosse una prova per poter passare oltre, "vediamo se sappiamo fare ancora quelle cose e poi ne facciamo altre". per fortuna quelle cose le sapevano ancora fare ma il tempo ha confermato che questo è un disco di passaggio, quando il focus si fa più preciso ne escono le figate totali, in altri momenti si gira un po' in tondo portando comunque a casa belle canzoni ('halo of nembutals', 'copernicus', che suona più come un esperimento che come una vera canzone, o 'luciforms', buona ma un po' vaga).
questo può essere un buon punto di partenza per conoscere a grandi linee il loro suono, tenendo a mente che non è un suono compiuto ed organico come nel primo o nell'ultimo disco; è però contenuto nella durata e molto molto melodico, non è assolutamente un album difficile da seguire.

impossibile però dimenticare ciò che è successo dopo: 'noctourniquet' porterà a compimento la nuova via dei mars volta e 'octahedron' resterà un episodio a sé, molto bello ma anche piuttosto effimero.