lunedì 1 giugno 2015

the mars volta, "frances the mute"


nella musica rock non sono troppo rari i curiosi casi storici. per dire, 'wish you were here' è un disco nettamente migliore di 'the wall', eppure è il secondo che storicamente viene più ricordato; 'permanent waves' e 'hemispheres' sono molto meglio scritti di, relativamente, 'moving pictures' e '2112', eppure. e così via, 'tonight's the night' con 'harvest', 'parade' con 'purple rain' e molti altri. alla fine tutto si riduce ad una questione di gusti personali e ciò è quanto è successo anche con 'frances the mute': il suo predecessore, 'de-loused in the comatorium', è decisamente più riuscito e di ben più larghe vedute ma è stato 'francis' a sdoganare il nome dei mars volta e farli esplodere nel mondo. la vera curiosità sta nel fatto che, rispetto all'esordio, 'francis' è un disco molto più estremo, stratificato e """difficile""" e forse è stata proprio questa sua esagerazione a farlo glorificare.
se nel primo album si trovava l'equilibrio perfetto tra fisicità e complessità, qui il pendolo sta decisamente più dalla seconda parte, amplificando oltre modo molti degli aspetti di 'de-loused': il gioco di tensione isterica/rilascio melodico che prima era piuttosto rapido qui viene ingrandito a struttura dei brani; se prima i pezzi reinterpretavano i generi (ritmiche latin suonate rock, fraseggi prog suonati hardcore, groove funk distorti da hard rock) ora invece ci sguazzano: la psichedelia si fa noise (esagerato) protratto per interi minuti, la vena latin si concretizza nel ritornello mex di 'l'via l'viaquez', le jam diventano mostri interminabili fino ad animare la maggiorparte di 'cassandra gemini'. pardon, dei 33 MINUTI di 'cassandra gemini'.
guardando la tracklist sembra di trovarsi davanti a un disco prog del '72, 5 pezzi per un totale di 77 minuti di materiale. tutti di musica? no, qui sta un po' l'inghippo: quando la band effettivamente suona tira fuori cose che stanno sicuramente in altissimo nel loro repertorio, il problema è che per almeno 15 minuti sparsi in giro il tutto si riduce a rumori, suonini, distorsioni e glitch che non aiutano affatto lo scorrere dell'album, già di per sé non proprio leggero.
i pezzi sono tutti lunghi, a parte 'the widow' che dura di fatto 3 minuti in tutto sui suoi 6 minuti nominali ed è quindi molto corta e 'cassandra gemini' che, come già detto, è piuttosto lunga.
'cygnus…vismund cygnus' si fa notare subito e mette le cose bene in chiaro: non aspettatevi un disco accomodante. si parte sottovoce in acustico, si esplode in un fragore latino-core dal ritornello catchy come pochi, si finisce in una jam psichedelica il cui giro è composto da tre misure, una in 9/8, una in 6/4 e una in 4/4, tempo tagliato alla latin, per poi tornare al delirio iniziale. l'apporto di un groovatore solido e fantasioso come jon theodore è essenziale per reggere una struttura del genere, così come il sottile ma imprescindibile sottostrato di tastiere di ikey owens, è tutto un gioco di equilibri che vengono intenzionalmente fatti vacillare per mantenere la musica in continuo movimento. e proprio la tensione gioca un ruolo fondamentale in 'the widow' liberatoria ballata dalle tristi melodie, anticamera del suo naturale sviluppo che è 'miranda that ghost isn't holy anymore', ancora più aperta, ancora più disperata, solcata indelebilmente dalla tromba di… flea. (invero non memorabile per intonazione ma schifo non fa)
in mezzo a questi due episodi deflagra il groove di 'l'via l'viaquez', funk rock tinteggiato di latin che nel ritornello si mette il sombrero e si polleggia con della buona tequila.
cosa si può dire di 'cassandra gemini'? avete presente tutto quello che ho detto finora? ok, conditelo con un approccio molto jam e spalmatelo su 33 minuti di montagne russe: le dinamiche mutano in continuazione, i cambi di tempo si sprecano, le melodie si rincorrono senza fine, il tutto mentre ognuno dà il massimo, dalla ritmica libera ma coesa in maniera terrificante alle chitarre che mostrano un catalogo di suoni incredibile mentre la voce di lancia in urla, versi, scat dementi e paranoie sonore.
non credo che molti potrebbero fare un disco così, difficile da scrivere, difficile da arrangiare e molto difficile da suonare. pur essendo anche difficile da ascoltare ed assimilare, in qualche modo ha stregato milioni di persone in un'era in cui i dischi non si comprano e non si ascoltano più. nell'epoca dello shuffle loro han fatto le suite in parti, negli anni della melodia cheap da pubblicità loro hanno tirato il progressive fuori dal suo torpore, in un età della sintesi loro hanno espanso ed esagerato. tutto bello, tutto molto contro corrente, com'è però che un anno dopo la sua uscita aveva venduto mezzo milione di copie? questo è uno dei miracoli dei mars volta ed uno dei motivi per cui erano i migliori a fare quello che facevano. 

curiosi casi storici.