lunedì 18 marzo 2019

amorphis, 'tuonela'



bestia strana, gli amorphis. nella galassia delle band metal nordiche si potrebbero per certi versi avvicinare agli ulver: partenza da un truce black (più death in questo caso) e deriva che se ne allontana separando i fan. se però i lupi norvegesi hanno poi fatto del cambiamento un loro baluardo, gli amorphis a un certo punto della carriera si sono arrestati, anzi, sono proprio tornati indietro. mi riferisco ovviamente al momento in cui pasi koskinen (ajattara, shape of despair, to separate the flesh from the bones), fantastico cantante, abbandona il gruppo e viene rimpiazzato dal mediocre tomi joutsen in un tentativo da parte del gruppo di riagganciarsi al proprio passato metal. purtroppo il risultato, ‘eclipse', fu un fiasco artistico e mise la band su una tremenda rotta di riciclo e autocompiacenza che gli impedirà di produrre nuovamente musica interessante. 

‘tuonela’ invece è tutta un’altra storia. qui gli amorphis arrivavano dal loro album più sperimentale, ‘elegy’, che mischiava death, goth, anni 70, folk e addirittura momenti elettronici in un eclettico frullato che, per quanto poco coeso e piuttosto sconnesso, mostrava delle grandi potenzialità. ‘tuonela’ trova un punto di fuoco preciso proprio negli anni 70, nelle chitarre fragorose, in tappeti di hammond che sorreggono melodie celestiali e in generale in un approccio molto poco metal e molto musicale.

la voce di pasi la fa da padrona ma può farlo grazie ad una scrittura dei pezzi intelligente, dalle idee semplici ma dalla stratificazione sonora densa che dona un tono aperto e sconfinato ai brani. il sax e flauto di sakari kukko danno un’ulteriore marcia in più a canzoni già fantastiche come ‘ nightfall’, ‘tuonela’ o ‘rusty moon’ mentre in ‘greed’, oltre agli unici growl di tutto il disco, troviamo addirittura un sitar. è comunque un suono molto corale e collettivo in cui nessuno svetta veramente.
le melodie tristi e trasognate solcano il mare di suoni, con vette come il ritornello di 'morning star', 'summer's end' e la splendida title-track, con una spaziosa coda di piano e sax.

‘tuonela’ è una mosca bianca all’interno del panorama metal nordico, una ventata di aria fresca e di inventiva in un genere che, nella maggiorparte dei casi, tende ad una staticità noiosa mascherata da vaccate di scena e ‘spirito coerente’. purtroppo i successivi ‘am universum’ e ‘far from the sun’ tenteranno la stessa strada ma con una scrittura meno ispirata ed efficace. 
gli amorphis non hanno avuto paura di cambiare pelle e la scelta li ha ripagati con un album sensazionale che consiglio a chiunque ascolti rock.