giovedì 14 febbraio 2019

pausa pubblicitaria: king bong, 'beekse bergen'



mi dicono dalla regia che non mi faccio abbastanza pubblicità. probabilmente hanno ragione, quindi ho pensato di farmi pubblicità da solo qui, dove centinaia di migliaia di milioni di miliardi di persone ogni giorno leggono le mie stronzate. mi sembra una buona idea, no?
e andiamo con la pubblicità allora, se non avete idea di chi siano i king bong e cosa sia 'beekse bergen’ o magari sapete chi sono i king bong (sono un mio gruppo, siamo in tre, basso-chitarra-batteria e facciamo musica strumentale più o meno psichedelica) ma non avete capito di preciso cosa cazzo sia beekse bergen, vi capisco, anch’io non l’ho capito per molto tempo, ora ve lo spiego. 

fotografia: giorni di roadburn a tilburg, olanda del sud; festival di 4 giorni, alberghi pieni, campeggi inaccettabili, prezzi orrendi. noi invece, like a boss, ci svegliamo ogni mattina con una grossa vetrata che dà su un lago, spesso con le oche che vengono a guardare in casa. lo scenario della colazione a beekse bergen, un parco/campeggio/safari fuori tilburg, posto veramente grosso con una strada che fa il giro al suo interno.
l’idea alla base di ‘beekse bergen’ è semplice: avere una mappa del parco e improvvisare seguendo la mappa, che ovviamente rispetto all’originale è stata mutata per funzionare meglio (sì, è quella che vedete sopra). tecnicamente si tratta di un’improvvisazione (non ci sono note scritte) programmatica (“a tema”, suoniamo ispirati dai vari luoghi nel parco) strutturata (prima di ogni esecuzione decidiamo un giro nella mappa e abbiamo quindi una struttura).

le zone (per ora) sono 11 e ognuna ha delle caratteristiche:
vialone d’ingresso: ha un senso di movimento in avanti, si arriva in pullman o simile.
bosco ovest: boschetto luminoso e con creaturine colorate.
lungofiume: ha la "spinta" del fiume, crea tensione.
casa: risolve ogni tensione, ci si svacca sul divano.
jeep: sono un branco di jeep selvatiche che si abbeverano in riva al lago.
bosco est: antico e oscuro.
palude: fangosa, lercia e puzza pure un po’.
lago: in superficie con la barca o sul fondo nuotando.
rhytzepthion: completamente a caso senza alcun tipo di organizzazione.
fiume: scorre. può sostituire il vialone come ingresso.
ristorante: è allegrotto ma straniante. è anche piuttosto raro.

come dicevo, ognuna ha delle peculiarità legate al luogo ma nessuna ha reali “regole” per l’esecuzione, né indicazioni di tempo, dinamica o tonalità. oltre a quelle zone ci sono anche una rotonda e un parcheggio alla fine del vialone d’ingresso; la rotonda comporta una modulazione per ogni uscita, originalmente di terza minore in modo da poter eventualmente tornare indietro nella stessa tonalità. il parcheggio invece indica più semplicemente una fermata brusca dal vialone d’ingresso.
il lago è una zona molto interessante perché si può percorrere in barca (come è effettivamente possibile fare a beekse bergen) o se ne possono esplorare le profondità che, inutile dirlo, sono sconfinate e abitate da esseri mostruosi di ere antiche. inoltre può condurre a quasi qualsiasi altra zona del parco, essendo in mezzo alla mappa, cosa che crea moltissime possibili combinazioni strutturali.
ovviamente poi tutto questo è soggetto al momento in cui viene suonato: è quasi natale? magari c’è babbo natale nel lago; è estate? potrebbe essere tutto lento e bollente; è inverno? potrebbe essere tutto gelido e arido e avere dei synth anni '80. la libertà di interpretazione è abbastanza assoluta.

ci sono poi le lune. dovete immaginare la nostra beekse bergen un po’ come il mondo disco di terry pratchett, è un’enorme isola che vaga nello spazio (sorretta da tanti piccoli piedini), circondata dal suo sistema galattico che le orbita attorno.
le lune sono un’aggiunta successiva ma ce ne sono già a decine. ogni luna ha delle specifiche regole musicali dettate dalle sue condizioni ambientali: la luna a isole si muove per frasi sospese nel vuoto, la luna ad alta gravità impedisce intervalli superiori al tono e velocità elevate, la luna desertica vieta l’uso di effetti, la luna robot vieta l’uso di strumenti non digitali, la luna ventosa accelera e rallenta con le folate di vento… sono tante, non le spiegherò tutte anche perché ne inventiamo continuamente di nuove. 
una delle mie sequenze preferite è quella con le 4 lune elementali: luna di terra (primitiva e rituale), luna d’acqua (sospensione e scala esatonale), luna d’aria (senza metrica, suonata solo sul beat) e sole (energia, combustione, luce), oppure la luna misteriosa, in cui ognuno viene mandato da solo ad esplorare prima che gli altri si uniscano.

in mezzo alle lune c’è lo spazio, per andare in orbita da beekse bergen c’è un decollo e per tornare c’è un atterraggio.
prima di ogni esecuzione si decide un percorso e si parte; una serata tipo inizia con una buona parte di beekse bergen seguita da un decollo e dello spazio, poi esploriamo 4 o 5 lune e alla fine atterriamo e facciamo un altro paio di zone a terra.
come si cambia da una zona all’altra? ci si guarda. parte fondamentale di tutto questo è conoscersi, potersi guardare e, soprattutto, saper ascoltare, sentire i messaggi che gli altri mandano e reagire di conseguenza. non si può mai far calare la concentrazione se no crolla tutto, il gioco funziona se è in continuo cambiamento, se è dinamico e vitale, appena si appoggia diventa noioso.
inoltre, nonostante le caratteristiche delle varie zone bisogna anche considerare la consequenzialità, quello che i fan dei grateful dead (non solo loro) chiamano efficacemente il “flow”. in sostanza, è importante cercare di creare un contesto che abbia senso, una sequenza di parti che funzionino bene una volta messe in fila e che non siano solo appiccicate una dopo l’altra.

perché tutto questo? 
per tanti motivi. sicuramente dopo ‘sand≈return’ avevamo voglia di ritrovare spazio per l’improvvisazione, abbiamo passato quasi due anni a lavorare a quei 4 pezzi e dopo avevamo voglia di essere più liberi. ma l’assenza di regole, si sa, dopo un po’ diventa noiosa. in questo caso era più l’assenza di un contesto, un modo di canalizzare le improvvisazioni in qualcosa che avesse un suo senso. l’idea per beekse bergen mi è venuta mentre pranzavo in un bar in pausa durante gli anni in civica jazz, è stato un mettere insieme alcuni elementi classici (la musica a programma) e altri jazz (improvvisazione strutturata) per vedere se potessero essere riportati nel suono dei king bong. sicuramente i miei studi di quel periodo hanno influito ma 'beekse bergen’ non è mai stata una sboronata, anzi, per certi versi è il contrario: a volte quando si improvvisa e si resta senza idee si tende a fare cose “difficili” pensando che siano interessanti. ‘beekse bergen’ costringe a pensare l’improvvisazione da un punto di vista più focalizzato sull’insieme che sull’individuo, pur lasciando a disposizione una tavolozza espressiva potenzialmente infinita, a seconda di chi suona. in poche parole, a meno di alcune precise situazioni, se qualcuno si mette a fare il john petrucci di turno manda a puttane tutto, sbilancia il suono e risulta fuori contesto.

mi sono sviolinato da solo o no?
la verità è che quello che preferisco di tutto ciò è che è un mezzo incredibile per suonare con ogni tipo di ospiti. voglio dire, il chitarrista della rollins band ha voluto assolutamente venire a suonare con noi. chris haskett, il cazzo di chitarrista della cazzo di rollins cazzo di band, ci ha scritto e ha detto “figata, vengo anch’io”, è venuto, abbiamo suonato per due giorni senza sosta e a breve pubblichiamo 4 ore e 20 di materiale registrato con lui e rosarita crisafi, sassofonista (baritono) eccezionale con cui siamo sempre felici e onorati di collaborare, così come con tutti gli altri che ci sono stati, ricky balzarin dei ligera e goodbye kings, ivan maddio, alessandro luoni e quelli che sto dimenticando. ci si diverte sempre, tutti escono felici e vogliono tornare e noi vogliamo che tornino tutti. 

ecco, mi sono fatto pubblicità. spero in realtà di averne fatta di più a un certo modo di fare e intendere la musica che non a me stesso. tutti i dischi e tutti i capitoli di beekse bergen finora pubblicati sono disponibili aggratis sul bandcamp dei king bong (https://kingbong.bandcamp.com), di solito sotto alla tracklist c’è anche il percorso che abbiamo seguito per quelle registrazione se volete provare a seguirci. se qualcuno di voi milioni di miliardi di lettori dovesse essere interessato a partecipare mi scriva e non si sa mai, potreste finire con noi tra le dolci, calde e accoglienti braccia dell’affanculo in beekse bergen.