lunedì 3 giugno 2013

nanodischi #6: maggio 2013




sting - bring on the night (1986)

nel 1985 sting partì per il suo primo tour solista, dopo il successo enorme del suo primo album "the dream of the blue turtles". il volpone inglese, tendente sempre più a un jazz-pop d'autore più che al rock dei police, si porta dietro una band da capogiro, con omar hakim e darryl jones direttamente dalla band di miles davis, branford marsalis al sax e kenny kirkland al piano e tastiere. il risultato è un doppio live in cui canzoni e improvvisazioni si fondono per due ore in un circo fantastico e multiforme. 

rush - hold your fire (1987)

i rush degli anni 80 vengono spesso maltrattati da chi li vorrebbe sempre prog e duri come negli anni 70. io li ho sempre trovati geniali anche nel periodo controverso (grace under pressure è probabilmente il mio disco in studio preferito) e "hold your fire" per certi versi è l'apice di questo loro momento. il suono arriva ad un'omogeneità  ed una spazialità indescrivibili, i pezzi si colorano di una melodicità ancora più accentuata e ne esce un disco diverso e quasi solare.

nine inch nails - pretty hate machine (1989)

quando il giovane trent si spostò a cleveland in gioventù, tra un progetto e l'altro iniziò a buttare giù schizzi di canzoni nel suo studio in casa, creando così un demo che attirò l'attenzione della tvt records. grazie al contratto con loro, ecco "pretty hate machine", primo parto ufficiale dei nine inch nails. di quello che succederà poi qui si trovano embrioni ma il disco si muove più su territori synth-pop-rock, tra skinny puppy, depeche mode e ministry con il senso melodico di reznor a fare da collante e rendere brani come head like a hole, terrible lie o sin veri classici. something i can never have è la perla dimenticata, recuperata anni dopo in un toccante riarrangiamento acustico.

monument - the first monument (1971)

unico disco uscito a nome monument (che poi erano gli zior con un nome diverso), "the first monument" è il parto di una notte di jam sessions alcoliche tra quattro amici. è un rock-hard-prog molto oscuro e straniato dal suono caldo e live che ricorda un po' dei black sabbath in versione jam band o dei black widow più prog. consigliatissimo a chi non ha mai abbastanza anni 70.

the mars volta - octahedron (2009)

"octahedron" è un disco di passaggio ma quando uscì non si sapeva di preciso verso cosa fosse quel passaggio. il gruppo arrivava dalla sbornia hard-funk-prog schizoide di "the bedlam in goliath" e qui ritrova il gusto per la melodia più semplice, rinunciando per quasi tutto il disco all'orgia di suoni e tempi dispari degli album precendenti. imperdibili almeno with twilight as my guide, desperate graves e teflon. copernicus invece mostra già i germi di quello che sarà poi il capolavoro "noctourniquet".

bombino - nomad (2013)

dietro a questo buffo nome si cela un tuareg trentenne del niger appassionato di rock blues, deserto e hendrix. questo disco, prodotto da dan auerbach, è il suo terzo e mostra un'ottima capacità da parte del nostro di produrre un desert rock venato spesso e volentieri di blues attraversato continuamente da suoni e profumi esotici della sua terra, creando una commistione particolare e di indubbio interesse. di negativo il disco ha che nella sua durata non riesce a risultare molto dinamico per cui può stufare ma almeno un ascolto dateglielo.