lunedì 18 ottobre 2021

franco cerri, 1926-2021


lezione di musica di insieme, classe di 8 allievi e un solo insegnante: franco cerri.

vuole farci suonare un pezzo ma prima vuole farcelo sentire per cui ha portato un cd e chiede al sottoscritto di metterlo nello stereo della classe. premo play, franco mi guarda, “non è questa, prova la seconda”, vado avanti, non è neanche quella, arriviamo alla fine del cd e la canzone non c’è. cerri mi guarda e dopo un attimo di pausa mi dice “allora devo aver sbagliato cd. sono proprio un povero stronzo!”. aveva 91 anni.


è una cazzata ma per me riflette perfettamente il franco cerri che ho conosciuto, stimato e ammirato, quello che a 85 anni ancora saliva sul treno da solo, chitarra in spalla, per andare a fare i concerti, una delle persone più umili, disponibili e umane che abbia mai avuto il piacere di conoscere, ancora prima che uno dei più grandi chitarristi che questo paese abbia mai avuto. 

il musicista era come l’uomo: mai sopra le righe, sempre al servizio della canzone, sempre pronto a prendere una melodia immortale e farla sua con arrangiamenti sobri e una classe che noi che veramente siamo dei poveri stronzi ci sogniamo la notte.

insegnava un linguaggio semplice (che non vuol dire facile) fatto di suono e di stile, non andavi nella sua classe per fare il funambolo: in mezzo a brani fatti di assoli a turno metteva sempre pezzi di un paio di minuti con una semplice melodia cantata dalla sua chitarra, “perché gli assoli stufano dopo un po’”. ogni volta che in classe prendeva in mano la chitarra all’improvviso non volava una mosca e tutti gli occhi erano puntati alle sue mani. in mezzo a gente che si fa chiamare “maestro” senza alcun diritto, quando qualcuno l’ha chiamato così l’ho sentito rispondere “ma io mi chiamo franco, non sono maestro di niente”.


riposo meritato ma fa veramente male sapere che al mondo non c’è più una persona così speciale.

grazie.