lunedì 28 gennaio 2013

yes, "90125"




il mio rapporto con gli yes è molto altalenante. rispetto ad altri  che ascolto sempre volentieri (vedi rush o genesis o king crimson), per gli yes mi serve il momento giusto.
sicuramente molto di questo è dovuto al loro suono sfarzoso e sempre pieno di mille sfaccettature che richiede uno stato mentale abbastanza preciso per essere apprezzato in pieno. un po' invece è anche perché quando gli yes hanno sbagliato, hanno sbagliato orribilmente (vedi "tales from the topographic oceans", uno dei peggiori dischi mai registrati).
ma gli yes di cui voglio parlare oggi non sono quelli degli anni '70. no no, oggi voglio parlare proprio di quegli altri yes. quelli di owner of a lonely heart.

1983.
il prog è morto ormai da quasi 10 anni, gli unici che tengono duro, nonostante un cambio radicale di sonorità, sono i king crimson di "discipline" e "three of a perfect pair". i "genesis" (virgolette dovute) si sono calati in un baratro di oscurità che non li lascerà mai più (leggi lammèrda). i rush con la loro sempiterna intelligenza colgono i segni del presente e si reinventano.
mentre il mondo assiste all'uscita di "1984" dei van halen, alla trasformazione degli zztop con "eliminator", a "let's dance" di bowie e tutti ascoltano le bananarama, dal nulla, il 5 novembre esplode "owner of a lonely heart" nelle radio. è il ritono degli yes ai grandi risultati (sia commercialmente che qualitativamente, come si vedrà) dopo 10 anni passati con qualche buon episodio ("relayer") e troppa noia.
lo shock dei puristi è immediato: il pezzo è un 4/4 basato su riff di una semplicità incredibile (fa un bel trio con "satisfaction" e "smoke on the water") che punta su una melodia efficacissima ed un groove secco e diretto per entrare nell'orecchio di chi ascolta e non uscirne più.
ma questo è solo l'inizio di quello che poi sarà "90125", per chi scrive uno dei migliori episodi dell'intera discografia del gruppo.

l'album mostra fin da subito la voglia di uscire dal torpore del passato per osare qualcosa di fresco e nuovamente originale.
trevor rabin è sicuramente il personaggio chiave di questa svolta. suo il compito di rimpiazzare un chitarrista come steve howe, pedina fondamentale di quello che furono gli yes dei gloriosi tempi andati.
il suo approccio è subito quasi agli antipodi di quello che era howe: distorsione grossa, suono limpidissimo e peso spostato su riff e ritmiche, meno "completo" se vogliamo ma indubbiamente più al passo coi tempi.
anche jon anderson, fermo restando il suo timbro unico, rimodella il suo modo di cantare e si rende protagonista di alcuni dei momenti più alti del disco.
complice anche la produzione potente e cristallina di trevor horn, "90125" suona distaccato in modo genuino: studiato ed efficace, un concetto tutto pop applicato al rock.
detto tutto questo, faccio una considerazione.
sicuramente il disco non ha quasi nulla a che vedere con il progressive classico (close to the edge è un miraggio lontaaaaano lontaaaano) ma non per questo è un disco "facile". gli incastri ritmici tra i vari strumenti (city of love), gli strati di suono (it can happen) e gli arrangiamenti vocali (leave it) sono tutti accuratamente studiati e cercano effetti sonori e spaziali che puntualmente colpiscono l'ascoltatore (specialmente nella versione in vinile, ovviamente consigliata).
mi sento di citare un paio di canzoni perché credo riassumano quanto detto in modo abbastanza evidente. la prima è "changes" che coi suoi cambi di tempo (questi sì, molto prog) e di atmosfera cattura con una serie di melodie e riff catchy quanto intelligenti; la seconda invece è "leave it", la quale recupera il vecchio gusto per le armonie vocali e lo utilizza in maniera moderna ed originale, unendo "semplici" accorgimenti ritmici che spiazzano e disorientano.

è facile odiare questo disco, non c'è dubbio. anche i media ci hanno messo del loro, spiattellando owner in ogni modo e luogo possibile. lo stacco col passato è parecchio forte e lo sarà ancora di più con "big generator", disco di rock da stadio molto meno riuscito di questo. dopo, il gruppo si perderà tra reunion, litigi, re-reunion, re-litigi e cazzi vari che nessuno ne può più e anche basta, grazie(al momento il cantante è quello di una tribute band degli yes stessi. così, per dire.). si salvano un buon disco (union) e qualche live ma oggi gli yes non fanno nulla per evitare di essere visti come i più emblematici tra i dinosauri. al contrario di quello che facevano nell'84.

http://grooveshark.com/#!/album/90125/126914 <== qui lo ascoltate.