venerdì 22 giugno 2012

ulver, 'childhood's end'




i dischi di cover son sempre un rischio. è vero che l'intento è spesso il semplice divertirsi e rendere tributo alle band che ci hanno influenzato ma troppe volte si finisce col trovarsi dischi slegati, incoerenti o semplici "raccolte di canzoni" infilate una dopo l'altra.
era ovvio che nel caso degli ulver non sarebbe stato così, fin da quando hanno annunciato che il disco sarebbe stato composto di canzoni dell'aurea era psichedelica. e infatti.

e infatti childhood's end è più di un disco di cover, è il nuovo disco degli ulver. il suono del gruppo è palese in ogni momento del disco, che stiano facendo un pezzo dei pretty things o dei jefferson airplane o dei gandalf e il feeling dei norvegesi permea l'intera opera, donandole una coesione di fondo notevole ed una fluidità difficilmente riscontrata in altri cover album. (per quanto diverso mi viene in mente garage inc. dei metallica, per dirne uno)

gli arrangiamenti sono sempre molto vicini agli originali e l'aver registrato tutte le basi strumentali dal vivo garantisce vitalità e dinamica all'intero lavoro mantenendolo omogeneo nel suo essere etereo e dilatato ma anche estremamente caldo. in poche parole, il lavoro sui suoni è impressionante.
l'indescrivibile voce di garm è ciò che più distanzia i pezzi dagli originali: la maggiorparte delle linee viene trasposta di un'ottava sotto, così da dare modo al registro più profondo e caldo del cantante di esprimersi ai suoi massimi livelli. la sua interpretazione di pezzi come today, magic hollow, soon there will be thunder o where is yesterday è tra le cose più emozionanti che il gruppo abbia fatto (siamo vagamente sulla linea crepuscolare di shadows of the sun).

daniel o'sullivan lavora sulla chitarra (e suona anche il basso) come se veramente fossero gli anni '60 e sfodera un campionario di fuzz, delay invertiti e suonini vari che lasciano il loro segno sui pezzi, così come il sempre eccelso lavoro di tore ylwizaker alle tastiere, campionamenti e spiruli vari.

infine la scelta dei pezzi è mirata a dare al disco una dinamicità che mancava, così marcata, almeno da blood inside se non da prima. sentire gli ulver suonare pezzi come can you travel in the dark alone dei gandalf o 66-5-4-3-2-1 dei troggs (suonata dal vivo l'ultima volta in italia a parma) fa un certo effetto per chi è abituato a dischi come perdition city o shadows of the sun.
da questo strano matrimonio ne escono vincitori (a mio parere) i superbi riarrangiamenti di today, i had too much to dream last night degli electric prunes, magic hollow dei beau brummels e la magniloquente i can see the light dei les fleur de lys, di un'intensità più unica che rara.

se siete fan degli ulver compratelo. se siete fan della psichedelia compratelo. se siete fan degli anni 60 compratelo.
vabbè, facciamo così: se vi piace la musica compratelo. se ve ne pentite potete sempre dare la colpa a me.