il paragone tra queensryche e metallica si può estendere ai primi anni ’90 quando entrambi i gruppi, dopo aver portato il proprio suono al suo estremo, scelgono la strada della melodia e della semplificazione, almeno strutturale.
se però la battaglia precedente era stata stravinta dai queensryche, ora ‘empire’ appare sfocato e un po’ confusionario se paragonato al ‘black album’.
quello che tate e soci fanno è eliminare ogni sovrastruttura dalla musica, basta concept o temi ricorrenti e giù di canzoni. il suono viene ulteriormente levigato e i riferimenti all’aor in generale e ai journey in particolare si fanno abbastanza espliciti, con un uso ancora più invasivo dei synth e una continua ricerca del ritornello ad effetto.
nei casi migliori queste canzoni sono dei piccoli capolavori che ribadiscono la classe dei queensryche, purtroppo però ‘empire’, come tanti suoi contemporanei, soffre di una prolissità eccessiva che tarpa le ali al disco intero. ‘resistance’, ‘hand on heart’ o ‘one and only’ sono pezzi che si dimenticano all’istante, assolutamente superflui e addirittura superati da alcune outtake dell’epoca niente male (‘last time in paris’, ‘dirty li’l secret’). vanno un po’ meglio ‘best i can’ e ‘the thin line’ poste in apertura ma se si pensa all’impatto delle aperture precedenti, anche questi due pezzi scompaiono un po’. pesa inoltre (questo anche sui pezzi belli) una certa fatica a staccarsi da suoni e arrangiamenti ancora fortemente legati al decennio precedente.
dicevo però che quando questa formula funziona, ne escono pezzi incredibili. ‘jet city woman’ e ‘another rainy night’ sono due pezzi aor perfetti, marcati a fuoco dal suono queensryche: i riff di degarmo sono inconfondibili, la sezione ritmica, più presente che mai in tutto il disco, è sempre capace di finezze esaltanti senza mai perdere il groove mentre la voce di tate è negli anni dell’apice assoluto, il timbro è maturato, la tecnica impeccabile e le doti di interprete cresciute a dismisura.
tutto questo è valido anche per i due momenti più alti del disco, ‘silent lucidity’ e ‘anybody listening?’. la prima è una ballata floydiana ariosa e morbida, condotta dagli arpeggi di degarmo, con una melodia attentamente costruita per dare modo a tate di sfruttare la sua estensione dal profondo baritono della strofa agli acuti del ritornello, il tutto coccolato dal morbido arrangiamento di archi di michael kamen. un pezzo emozionante e immortale che ha fruttato non pochi soldi al gruppo. ‘anybody listening?’ è, almeno per il sottoscritto, forse il pezzo più bello mai scritto dai queensryche. la struttura ricorda altri brani, strofa pulita, bridge in crescendo e ritornello che esplode, il fatto è che qui ogni parte è più ispirata che mai e curata a un tale livello che si resta a bocca aperta. la tensione che crea il bridge è indescrivibile, l’assolo è perfetto e tate regala forse la sua miglior prova di sempre.
resta ancora la stupenda ‘della brown’, con basso e batteria a prendere il sopravvento sulle chitarre nel fare da tappeto al bel racconto di geoff di una bellezza dei tempi andati. e non vogliamo parlare dei controtempi da capogiro di ‘empire’? il pezzo è uno dei pochi momenti prog del disco, con un intreccio ritmico che destabilizza continuamente, un riff pazzesco di chitarra e ancora tate mattatore.
purtroppo 63 minuti per arrivare a ‘anybody listening?’ sono veramente tanti e in mezzo c’è troppa roba inutile, se ne fosse durati 45 probabilmente staremmo parlando di un altro disco perfetto ma tant’è, di fatto ‘empire’ nel complesso è il disco più debole pubblicato fin qui dai queensryche ma è anche vero che la concorrenza è sleale. porta comunque il gruppo al successo mondiale (settimo posto su billboard, triplo disco di platino) e a un tour epocale in cui viene suonato finalmente tutto ‘operation: mindcrime’, come testimoniato sull’incredibile ‘operation: livecrime’. sarebbe stato bello avere anche il resto del concerto ma ad oggi non è stato pubblicato niente e, visti i rapporti odierni tra le parti, è molto molto molto difficile che succeda a breve. molto. comunque la soundboard della data all’hammersmith di londra è facilmente reperibile e suona discretamente bene.
tanti nuovi fan e tante nuove aspettative per un nuovo disco di ritornelloni e pezzi rock da arena.
poveri illusi.